A Castel Thun la mostra “Ritorno a casa. Opere ritrovate della collezione Thun”

L’ importante nucleo di opere d’arte appartenute al conte Matteo Thun  viene ora esposto nell’antica dimora del casato a Vigo di Ton

[ Castello del Buonconsiglio. Monumenti e collezioni provinciali, donazione Bertold Thunn – Hohenstein]

"Sarà inaugurata venerdì 29 maggio, alle ore 17.30, a Castel Thun la mostra dal titolo “Ritorno a casa. Opere ritrovate della collezione Thun”, organizzata dal Castello del Buonconsiglio. Monumenti e collezioni provinciali, in collaborazione con la Soprintendenza per i beni culturali, su ideazione di Laura Dal Prà, con la cura di Emanuela Rollandini e Salvatore Ferrari. Dopo la presentazione nella cappella di famiglia in Palazzo Thun a Trento e la presentazione del catalogo che avverrà il  28 maggio alle ore 17.30 presso la sala affreschi della Biblioteca comunale di Trento, l’ importante nucleo di opere d’arte, appartenute al conte Matteo Thun (1812-1892), viene ora esposto nell’antica dimora del casato a Vigo di Ton. In occasione dell’inaugurazione sarò proposto lo spettacolo di reading-concert “Parlare d’arte, Parlar d’amore” dove attori, musicisti e storici dell’arte sveleranno le opere della mostra attraverso le voci di chi le ha commissionate".

I curatori ci avvicinano alla mostra con una Lettera di Raimondina Thurn-Hofer e Valsassina a Matteo Thun, Venezia, 21 agosto 1838:

Oh che dolce, che bella sorpresa Matteo mio! il tuo ritratto m'è la cosa la più cara al mondo, dopo l'originale però. Provo un certo non so che nel mirarlo, che mi trasporta nel settimo cielo. La tua immagine m'è tanto presente, l'ò sì fortemente scolpita nel cuore e nella mente, però non posso fare a meno, anche scrivendo, di guardar sempre e poi sempre la cara tua effigie, ma tu sei molto più bello del ritratto. Io e tutti i miei lo trovano assomigliante, ma molto meno bello dell'originale. [...] Oggi mi deciderò per il ritratto e lo farò subito subito cominciare. Addio, Matteo mio, in tutta fretta t'invio mille tendresses. Mille sguardi poi concederò al tuo ritratto. Tua per sempre

Raimondina Th. (Trento, Archivio provinciale, Archivio Thun di Castel Thun)

Fra le pagine private della corrispondenza di Matteo Thun, è rimasto piegato il disegno che lo ritrae, un cadeau sentimentale per la sua futura sposa, eseguito da Ferdinando Bassi, capace di toccare il cuore della destinataria.

Matteo e Raimondina Thurn-Hofer e Valsassina si erano conosciuti a Venezia, all’epoca del carnevale del 1835, nella romantica occasione di una festa danzante, organizzata dal governatore di origine trentina Giovanni Battista Spaur.

Giovane e avvenente, lei apparteneva ad un ambiente familiare di gran prestigio e sensibilità culturale. Nella residenza lagunare di palazzo Corner aveva potuto seguire la propria inclinazione per il disegno, la musica e il canto, accanto alla sorella Teresa poetessa e pittrice, con la guida del celebre ritrattista Ludovico Lipparini, del poeta Luigi Pezzoli, del pianista Antonio Fanna e di Giovanni Agostino Perotti, maestro di cappella della Basilica marciana.

Quella con Matteo fu un’unione d’amore e di passioni condivise. La loro storia ebbe contorni romantici, accenti sentimentali e un tragico epilogo che l’epistolario svela impudicamente ma, soprattutto, fu animata da una vita di relazioni che offrì occasioni di incontri e rapporti di familiarità con la casa reale d’Asburgo, con i duchi di Modena e con un’estesa cerchia di intellettuali e artisti.

Dopo le nozze, nel gennaio 1839, per gli sposi ci furono soggiorni a Venezia e un viaggio a Milano, le feste, la Fenice, la Scala, il salotto di Clara Maffei e lo studio di Giuseppe Molteni, tutti i poli culturali quindi della città romantica. Per lei fu scelto un pianoforte e un pittore a guidarne il talento d’artista. Le fonti consentono di ricostruire con ricchezza di dettagli la memorabile estate del 1840 a Castel Thun, trascorsa a dipingere con il paesista lombardo Roberto Garavaglia, in un contesto di amichevoli relazioni che si affacciano sulla scena milanese, dove un lavoro di Raimondina “formò la meraviglia di Molteni e di quanti lo videro”.

Venne l’attesa di un figlio e la morte di entrambi durante il parto, quando Raimondina aveva solo 22 anni. Con pena infinita e straziante fu commissionato un busto a Luigi Ferrari, lo scultore che doveva la sua fama al Laocoonte scolpito in marmo pochi anni prima per il collezionista bresciano Paolo Tosio. Intorno a questa scultura, seducente nel suo perfetto equilibrio neorinascimentale, si radunano le opere della collezione Thun, in un elegante salotto, dove emergono relazioni intellettuali, passioni culturali e inclinazioni politiche, a rappresentare la duplice anima del Trentino ottocentesco, sospesa fra fedeltà all’impero e identità italiana.

Emanuela Rollandini, Salvatore Ferrari - Curatori mostra

04/12/2014