All'ombra del Signore degli anelli

La letteratura fantastica: il punto di vista del direttore del Dipartimento di lettere e filosofia  

"La critica tolkieniana è, in Italia, ancora terreno minato, in cui la lettura spiritualista, esoterica e tradizionalista ha fatto di Tolkien e dei suoi personaggi dei simboli di una rivolta radical-aristocratica contro il mondo moderno. E macerie e ordigni inesplosi sono ancora lì, a rendere difficile aggirarsi con sguardo critico all’interno dell’opera tolkieniana.

Lo scontro politico – quello scontro politico – ha lasciato dietro di sé una serie di semplificazioni e di irrigidimenti nefasti, e basta farsi un giro per i blog, seguire qualche thread, per rendersene conto. L’effetto più devastante, a mio parere, è quello di aver fatto di Tolkien – a destra e a sinistra – il Santo protettore della letteratura fantastica e di aver costruito intorno a lui un culto che non ammette riserve, prese di distanza, distinguo. Che non ammette critica, insomma.

Ogni tentativo di affrontare criticamente l’opera tolkieniana viene così letto come un atto ottuso, dettato da nostalgia per il realismo socialista e la letteratura di diretto impegno sociale. Poco importa che posizioni del genere, nel dibattito culturale italiano, fossero già marginali negli anni Sessanta. Poco importa che György Lukács – il mostro fanatico del realismo che ogni tanto fa capolino nei blog – fosse un entusiastico ammiratore di E.T.A. Hoffmann. E poco importa, anche, che posizioni critiche su Tolkien (...) siano state espresse da scrittori fantasy quali Michael Moorcock e China Miéville (Non vogliamo qui occuparci di certa critica altezzosa, legata a una anacronistica idea di canone, che nel nome di gerarchie estetiche ovunque consegnate all’oblio – tranne, a volte, che in Italia – identifica il fantastico con il trash culturale. Per chi assume un tale atteggiamento è la natura stessa della letteratura di Tolkien a essere incompatibile con un discorso critico, che si ritiene privilegio della letteratura etichettata come “alta”).

Ora, io credo che sia venuto il momento di rivendicare la possibilità di studiare Tolkien e la sua opera, applicando tutte le possibili chiavi interpretative che la filologia, la narratologia, gli studi culturali, gli studi di genere, la storia della letteratura e quant’altro ci mettono a disposizione. E, naturalmente, che si debba anche rivendicare la possibilità di riscrivere creativamente Tolkien, come da sempre si è fatto con gli autori di grande circolazione e influenza. Tenendo però presente che riscrittura e analisi sono procedure assai diverse, che perseguono fini diversi con mezzi diversi" (J.R.R. Tolkien. Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm, a cura di Wu Ming 4. Bompiani, 2010)

locandina

cs_Tolkien.pdf 114,07 kB

 

Fulvio Ferrari - direttore del Dipartimento di lettere e filosofia dell'Università di Trento

12/05/2015