"Carnevale Re d’Europa"

Nuovo riconoscimento al pluripremiato libro di Giovanni Kezich, direttore del Museo degli usi e costumi della gente trentina 

Il libro “Carnevale re d’Europa. Viaggio antropologico nelle mascherate d’inverno. Diavolerî, giri di questua, riti augurali, pagliacciate di Giovanni Kezich (Priuli & Verlucca, 2015), già selezionato dalla Giuria del Premio Gambrinus “Giuseppe Mazzotti” come vincitore della sezione “Esplorazione - viaggi” ha vinto anche il Premio “Veneto Banca - La Voce dei Lettori”, attribuito attraverso il voto dei 38 membri della Consulta dei Lettori, con spoglio in diretta.

Quattro, a questo punto, gli importanti riconoscimenti ottenuti dal libro Carnevale Re d’Europa. Viaggio antropologico nelle mascherate d’inverno. Diavolerî, giri di questua, riti augurali, pagliacciate, Priuli & Verlucca, 2015, scritto da Giovanni Kezich, direttore del Museo di San Michele: dopo il Premio “Leggimontagna 2015″ a Tolmezzo e il “Premio Mazzotti-Gambrinus – sezione Esplorazione-Avventura”, il premio “Contessa Caterina De Cia Bellati Canal” organizzato dall’Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali, in ricordo della compianta nobildonna veneta, distintasi in gioventù nel campo ancora intonso della dialettologia alpina.

Il premio è stato attribuito con la seguente motivazione: “L’opera è frutto di una ampia indagine etnografica riguardante non solo l’Italia, ma tutta l’Europa. Suddivisa per ambiti tematici, evidenzia la continuità strutturale e ideale del rito del Carnevale dall’antichità fino ai nostri giorni. Lo stile vivace e il tono discorsivo, nonché il ricco apparato iconografico, rendono il volume particolarmente significativo”.

Vi proponiamo qualche riga del volume: 

Nel colmo dell’inverno, quando la natura riposa nella morsa del gelo, le campagne europee vengono percorse da una miriade di compagnie mascherate, chiassose, beneauguranti e buffonesche, satelliti orbitanti di quel misterioso pianeta che è il carnevale.

In tutto il continente, nonostante la sua grande varietà di lingue, nazionalità e religioni, queste mascherate rivelano sorprendenti somiglianze non solo nei personaggi, nei costumi e nella forma delle azioni rituali, ma anche nella struttura della messa in scena, che vede un susseguirsi ordinato di fasi distinte, dai diavolerî d’esordio di personaggi selvatici e paurosi, alla conduzione di riti augurali composti e calibrati, fino alle comiche finali: come se comunità lontanissime, sparpagliate ai quattro angoli del continente, continuassero da secoli ad attenersi a uno stesso copione, a una medesima antica liturgia.

Nove anni di ricerca hanno permesso di lanciare su questi fatti uno sguardo nuovo, e di immaginare un’Europa che, nei fondamenti della sua antica religione agraria, si può pensare ancora unita.

redazione

30/11/2015