È uscito il primo numero di HistoryLab Magazine

#01 History influencer: chi sono costoro?

È uscito oggi il primo numero di HistoryLabMagazine un'iniziativa di approfondimento della Fondazione Museo Storico del Trentino  dedicato alla comunicazione della storia a 360 gradi, con interviste, approfondimenti, riflessioni.

Ogni mese, attraverso un numero monografico con rubriche, podcast e firme conosciute anche a livello nazionale, i contributi aiuteranno a districarsi in questo mondo in rapida evoluzione.

Questa prima uscita è dedicato agli history influencer: chi sono costoro? e indaga come è cambiato il modo di fare storia e di divulgarla.

Dall'Editoriale a cura della redazione disponibile QUI

Sempre più la divulgazione storica prende strade nuove e impensabili fino a solo pochi anni fa: programmi televisivi, podcast, contenuti sui social network, esperienze virtuali di vario genere.
Talvolta sono gli stessi storici che utilizzano i mezzi di comunicazione per rivolgersi a un pubblico più ampio possibile. Altre volte la comunicazione storica è realizzata da squadre composte da storici, giornalisti, tecnici del settore audiovisivo ma anche educatori ed esperti a vario titolo. Le figure si ibridano nella ricerca di nuove strade di comunicazione.
A nostra volta influenzati dagli influencer, abbiamo pensato di prendere a prestito un po’ provocatoriamente questo concetto per parlarvi di un fenomeno che è, a suo modo, una rivoluzione nel mondo di chi fa storia.
Un fenomeno molto contemporaneo, che però ha salde radici in un recente passato.

Nel 1944 il sociologo americano Paul Felix Lazarsfeld, analizzando la campagna elettorale per le elezioni presidenziali (quelle che portano Roosvelt alla Casa Bianca), formula la teoria detta two step flow of communication (ovvero del flusso a due fasi della comunicazione).
In quel periodo vigeva uno schema, sviluppato in un clima di costante propaganda, che vedeva un mittente – i mass media – influenzare in maniera uniforme tutti i destinatari – il pubblico. Lazarsfeld e i suoi collaboratori sostengono invece che i media non agiscono in maniera indiscriminata sul pubblico, ma parlano ad alcuni soggetti selezionati che hanno una maggiore familiarità con linguaggi e contenuti mediali e li filtrano arrivando a influenzare comportamenti e idee dei loro gruppi di appartenenza o di riferimento. Lazarsfeld chiama questi individui opinion leader mentre identifica i loro destinatari come opinion follower: i primi sono interlocutori fidati a cui i secondi riconoscono un certo prestigio.
Anche se la teoria degli opinion leader della comunicazione è stata ampiamente superata da modelli più complessi, essa anticipa curiosamente di circa settant’anni alcuni elementi del concetto di influencer...

Continua a leggere sul sito di HistoryLabMagazine


01/04/2022