"Giuseppe Angelico Dallabrida (1874-1959). Pittore e profugo a Mitterndorf an der Fischa"

Fino al 3 novembre la mostra vi aspetta presso la Casa della cultura di Caldonazzo

[ Katia Fortarel]

"Giuseppe Angelico Dallabrida (1874-1959). Pittore e profugo a Mitterndorf an der Fischa": la mostra sarà inaugurata giovedì 1 ottobre alle 18.30 presso la Casa della Cultura di Caldonazzo. Seguirà alle ore 20.30 la conferenza dal titolo "Giuseppe Angelico Dallabrida e i profughi trentini della Grande Guerra".

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Katia Fortarel, curatrice della mostra, ci avvicina alla pittura di Dallabrida:

"A raccontarci visivamente la tragicità dell’esilio dei profughi trentini nelle terre della Corona sono i dipinti di Giuseppe Angelico Dallabrida che visse in prima persona l’esperienza dell’allontanamento forzato dalla propria terra quando, all’indomani della dichiarazione di guerra al Trentino austroungarico da parte del Regno d’Italia, fu emanato l’ordine di evacuazione per tutti i paesi che si trovavano a ridosso del fronte, Caldonazzo compreso.

Il 5 giugno 1915, consegnato alle autorità militari quel poco che possedevano e preparato un misero bagaglio in tutta fretta, il pittore e la sua famiglia, come altre migliaia di conterranei, salirono sul treno che li portò, dopo un lungo ed estenuante viaggio su convogli di carri ferroviari generalmente utilizzati per la tratta del bestiame, in condizioni a dir poco disumane, al campo profughi di Mitterndorf an der Fischa, a poco più di venti chilometri a sud di Vienna.

Il periodo trascorso a Mitterndorf costituisce il capitolo più triste della vita di Dallabrida, sradicato improvvisamente dalla propria terra, lontano da quei paesaggi che torneranno ad ispirarlo in seguito caratterizzando il grosso della sua produzione.

Purtroppo, come accade per la ricostruzione di gran parte della vita di Dallabrida ancora segnata da troppe lacune a causa dell’assenza di documenti ufficiali che lo riguardano, non ci è dato sapere quando esattamente il pittore fece ritorno in patria; tuttavia, considerando che il padre morì a Bolzano nel 1917, si può supporre che la famiglia Brida sia stata tra le tante a cui fu dato il permesso di lasciare il campo per tornare a lavorare le campagne a partire dal giugno 1916.

Dei numerosi dipinti rientranti nel cosiddetto ‘periodo di Mitterndorf’, se ne conoscono ad oggi solamente una ventina - per lo più esposti nelle tre importanti mostre monografiche a lui dedicate negli ultimi decenni (la prima allestita presso la Galleria Civica di Trento nel 1990, seguita poi da quella della Galleria Civica di Arco nel 2009 e da quella tenutasi a Palazzo Assessoriale di Cles nel 2010) - poiché parte di essi è presumibilmente andata dispersa all’estero.

La mostra che qui si presenta non ha dunque nessuna pretesa di esaustività, ma sembrava doveroso, nel centenario dello sfollamento della comunità caldonazzese, dedicare un momento di riflessione all’interpretazione pittorica che Dallabrida ha saputo dare della propria esperienza personale condivisa con i suoi conterranei, presentando, con l’occasione, anche alcuni pezzi inediti.

Tra questi ultimi, esposti per la prima volta sono anche Serata festiva a Caldonazzo (Via della Villa) e I miei genitori, opere che, seppur non direttamente appartenenti a questo ciclo, si è pensato di inserire in mostra poiché in qualche modo ad esso comunque inerenti: la prima in quanto raffigurante via della Villa, quale luogo da dove tutto ebbe inizio, dove il pittore nacque e trascorse la sua giovinezza e da dove partì nel 1915, mentre la coppia di ritratti dei genitori in quanto essi rappresentano le persone più care con cui condivise tale esperienza e a causa della quale vennero a mancare.

Katia Fortarel - curatrice della mostra

29/09/2015