Gli anni delle grandi dighe

In Archivio provinciale di Trento una raccolta di fotografie documenta la costruzione di alcuni importanti bacini idroelettrici negli anni ‘50 del secolo scorso

1955 - diga di Malga Boazzo in costruzione

La recente diffusione di immagini del bacino di Malga Bissina semivuoto testimonia icasticamente la drammatica siccità che quest’anno colpisce il Trentino e l’Italia. Altre immagini, 70 anni più vecchie, testimoniano invece il fervore nella costruzione di dighe e bacini idroelettrici negli anni ‘50 del secolo scorso: una vera e propria corsa all’oro blu.

Grazie alla generosità di una donatrice residente a Trieste e alla preziosa collaborazione della Biblioteca dei Musei provinciali di Gorizia, l’Archivio provinciale di Trento ha acquisito nel febbraio 2022 una piccola raccolta fotografica relativa ad alcuni cantieri di costruzione in Trentino di dighe e di bacini idroelettrici databili alla seconda metà degli anni ‘40 e agli anni ‘50 del XX secolo.

Le fotografie furono raccolte nel corso dell’attività professionale dall’ingegnere Bonaventura Dal Mas, del quale non possediamo informazioni biografiche dirette. Dall’esame della raccolta fotografica sappiamo che l’ingegner Dal Mas lavorò in Trentino per la costruzione della diga di Forte Buso, nel territorio del Comune di Predazzo, e del doppio sistema di dighe di Malga Boazzo e di Malga Bissina in Valle del Chiese. Dai titoli, rispettivamente, di un fascicolo e di un album della raccolta deduciamo che il lavoro di Dal Mas presso Forte Buso fosse alle dipendenze o comunque per conto della società Edison e dell’azienda Smirrel, specializzata nella costruzione di bacini artificiali a scopi irrigui o per la produzione idroelettrica. La società Edison fu responsabile inoltre dell’intero sistema di produzione idroelettrica della Valle del Chiese (dighe e bacini, rispettivamente, di Malga Bissina e Malga Boazzo; centrale idroelettrica di Cimego).

Le fotografie (un centinaio di fotografie sciolte più un album rilegato) ritraggono in maniera puntuale i lavori e la vita di cantiere, comprese le occasioni di svago e di ricreazione del personale tecnico e impiegatizio, nonché le visite di alcune autorità presso i luoghi di lavoro. Il cantiere della diga di Forte Buso fu ad esempio visitato dal geologo Giorgio Dalpiaz, un’autorità per l’epoca, il quale aveva reso la propria consulenza anche per la costruzione della diga del Vajont.

All’occhio del fotografo (Bonaventura Dal Mas o forse un suo collaboratore) l’interesse prevalente è naturalmente il dato tecnico, ingegneristico e costruttivo della realizzazione delle dighe e dei bacini antistanti. A distanza di 70 anni però questo interesse sfuma e lascia il posto ad un piccolo affresco documentaristico dei ruggenti anni ‘50, così pieni di ambizioni e contraddizioni. Corre un parallelo obbligato con i coevi documentari industriali di Ermanno Olmi, anch’egli, come Bonaventura Dal Mas, ingaggiato dalla potente società Edison.

L’eredità tangibile di quegli anni può oggi essere fonte di riflessione sulla gestione delle infrastrutture idriche e, in generale, sui vari scopi d’uso dell’acqua, l’oro blu per i costruttori di dighe, rivendicato, conteso, a volte condiviso. Le fotografie dell’ingegner Dal Mas ci riportano per pochi istanti all’epoca di quei cercatori d’oro, all’ambizione pionieristica verso le grandi opere in Italia e alla fiducia nel progresso tecnico e tecnologico.

Il pubblico interessato può consultare la raccolta fotografica brevemente descritta presso l’Archivio provinciale di Trento (previa prenotazione) QUI

Di tematica affine è la documentazione relativa alle grandi derivazioni idroelettriche del Trentino, appartenente ad un fondo archivistico prodotto dall’Ufficio del Genio civile di Trento e conservato anch’esso presso l’Archivio provinciale di Trento. Per la consultazione dell’inventario si rimanda a questo link .


26/07/2022