Ho solo seguito il vento

Il volume sulla figura di Padre Vincenzo Barbieri, uno dei padri fondatori del volontariato internazionale, sarà presentato giovedì 7 maggio alle 17.30 presso la Biblioteca comunale di Trento 

Claudio Ceravolo, presidente di Coopi e autore del volume con Luciano Scalettari, ci avvicina alla figura di Vincenzo Barbieri.

«Ho solo seguito il vento racconta la vita di Vincenzo Barbieri, considerato - a ragione - uno dei padri fondatori del Volontariato internazionale. La sua esperienza è la perfetta rappresentazione di come la decisione di milioni di donne e uomini di mettersi a disposizione degli altri intervenendo nei luoghi del mondo dove c'è gente che sopporta ingiustizie e dolori, sia una scelta che nulla ha a che vedere con l'ispirazione laica o religiosa di chi la compie. Il volume prende spunto da una delle frasi più celebri di padre Vincenzo Barbieri: "Ho incontrato questa realtà di laici che partivano per l'Africa e anch'io sono andato dove soffiava il vento". A scriverlo sono stati due dei protagonisti e amici di padre Barbieri - il carismatico fondatore dell'Ong COOPI - e cioè il giornalista di Famiglia Cristiana Luciano Scalettari, per anni inviato in Africa, e il medico Claudio Ceravolo, oggi presidente della Ong. 

Tutto ebbe inizio 50 anni fa. Padre Barbieri, gesuita e missionario "ribelle", soprannominato il "megafono della carità", dopo una forte esperienza a Lione nei primi anni '60 e ispirandosi al Service Laïcat Missionaire francese, fonda a Milano nel 1965 COOPI, una delle prime associazioni italiane di laici per l'Africa e l'America Latina, che ad oggi ha realizzato più di 1.400 progetti in 59 Paesi, raggiungendo 80 milioni di beneficiari. Nella storica sede dell'organizzazione, una cascina via De Lemene, negli anni passano cooperanti, dirigenti, personale medico e gente comune, sempre sottoposti ad un duro training voluto dal suo fondatore. 

Un cammino non senza ostacoli. Il cammino di COOPI tuttavia non fu privo di ostacoli: nel 1968, nonostante l'appoggio di Papa Montini, punto di riferimento dei pionieri della cooperazione del volontariato laico, padre Barbieri si trova obbligato a scegliere tra la presidenza dell'associazione e l'appartenenza alla Compagnia dei Gesuiti, senza comunque lasciare il ministero sacerdotale. La sua passione, la sue ferme convinzioni e la solidarietà espressa a favore della comunità dell'Isolotto di Firenze gli costano addirittura un processo per l'occupazione del duomo di Firenze, accuse da cui fu successivamente pienamente prosciolto, ma che lo resero un personaggio scomodo, e soprattutto incompreso, nell'Italia dei primi anni settanta.

L'età adulta nei campi profughi. L'"età adulta" di COOPI inizia nei primi anni '80, con la gestione dei campi profughi di circa 70.0000 persone affidatagli dalle Nazioni Unite nella regione dell'Ogadèn, in Etiopia, devastata dalla guerra civile. Esperienza alla quale fece seguito, nel 1994, l'enorme sfida del Ruanda, quando COOPI fu chiamata a misurarsi, anche qui con successo, con l'emergenza di una delle più gravi crisi umanitarie della storia. Sono anche gli anni in cui padre Barbieri si fa da parte, lasciando che l'associazione si professionalizzi, senza però mai abbandonarne le redini. 

Un capofila della parte migliore del Paese. La sua missione lo portava, anche durante i primi stadi della malattia che l'avrebbe portato alla morte, a sostare con un megafono fuori dai teatri della "Milano bene", chiedendo "un euro per sfamare un bambino". Era il "mendicante della carità" che "se si esponeva era solo per combattere l'ingiustizia della povertà". Andrea Riccardi, nella sua prefazione, dice: "La sua eredità e il suo messaggio rimangono importanti per i settemila cooperanti italiani, giovani e soprattutto donne, che costruiscono relazioni tra i popoli e rappresentano l'aspetto migliore del nostro Paese".
Il Trentino da sempre ha fornito un contributo importante al mondo del volontariato e della cooperazione internazionale; conoscere quindi la figura di Padre Barbieri, precursore e profeta, può essere molto importante anche per i giovani di oggi."»

Claudio Ceravolo - Presidente Fondazione COOPI

28/04/2015