"I trust you": Sara Tonini ci racconta il suo progetto

Come nasce il capitale sociale, cosa ne stimola la crescita, quali sono i fondamenti alla base del trust: questo il tema della ricerca con cui Tonini ha vinto i 25 mila euro della borsa di studio intitolata a Claudio Dematté

""Dall’inizio del mio dottorato ho lavorato su progetti assai diversi da quello premiato, poi leggendo i giornali che si occupano spesso di notizie che hanno a che fare con temi quali integrazione e mancanza di integrazione, ho iniziato ad avvicinarmi all’argomento da privata cittadina.

‘Perché in alcune società, come quelle del nord Europa, sembra ci sia una coesione sociale più forte che sfocia anche in precise scelte istituzionali e di politica? Che cosa rende una società diversa dall’altra, sotto questo aspetto?’ - mi sono chiesta. Approfondendo, ho scoperto che molti sociologi ed economisti, a partire dagli anni Settanta, si sono interrogati sul possibile collegamento tra la performance economica di un Paese e la coesione sociale, o più in generale, il capitale sociale.

‘Ma come nasce il capitale sociale, cosa ne stimola la crescita, quali sono i fondamenti alla base del trust, ovvero il livello di fiducia interpersonale?’ Nella letteratura economica il dibattito è ancora limitato, i risultati vaghi, e gli approcci e strumenti utilizzati differiscono in base al background di chi lo affronta, essendo questo un tema che interessa discipline diverse. Quale economista, e dunque quale scienzata sociale, ritengo sia uno degli argomenti che vale la pena affrontare.

Passando dall’interesse personale alla ricerca ho iniziato quindi a formulare la domanda in termini economici, al fine di investigare i meccanismi alla base della formazione del livello di fiducia interpersonale in una società. Ritengo sia cruciale riuscire a capire se il livello individuale di trust sia un valore trasmesso dalla famiglia come tratto ereditario, o se derivi dall’ambiente socio-istituzionale nel quale cresciamo. Comprenderlo potrebbe avere delle ripercussioni importanti sulle possibili politiche da attuare: un conto, infatti, è agire sul sistema di istituzioni in grado di influenzare il livello di fiducia interpersonale, un altro è intervenire sui meccanismi di trasmissione intergenerazionale.

Al fine di rispondere a questo interrogativo, farò uso di una metodologia molto utilizzata in epidemiologia: per riuscire a distinguere il contributo genetico nel manifestarsi di alcune patologie da quello dell’ambiente in cui si vive, gli epidemiologi comparano immigrati e non immigrati rispetto a particolari aspetti legati alla salute.

Da qui l’idea di focalizzarmi sugli immigrati di seconda generazione, che sono nati e cresciuti in un ambiente socio-istituzionale diverso da quello del Paese di origine dei loro genitori, dai quali, hanno tuttavia ereditato un patrimonio di valori e credenze culturali.

Il livello di trust degli immigrati di seconda generazione è più simile a quello dei genitori o a quello della società in cui hanno sempre vissuto?

Per la disponibilità di dati e di conoscenze specifiche in tema di migrazione, ho scelto di sviluppare questo progetto presso l’Institute for the Study of Labor (IZA) di Bonn, Germania. Grazie ai metodi che impiegherò nell’analisi, riuscirò a valutare l’importanza relativa di questi due fattori – la trasmissione da genitori a figli, da un lato, e l’ambiente socio-istituzionale dall’altro – nella formazione del livello individuale di fiducia interpersonale.

L’auspicio è di dare inizio a un percorso di ricerca che possa dare risultati  importanti, e che possa contribuire in maniera sostanziale al dibattito riguardante le politiche da attuare allo scopo di accrescere innanzitutto il livello di fiducia, e conseguentemente la coesione sociale". 

redazione

19/03/2015