Il Museo delle palafitte di Fiavè
Approfittiamo delle vacanze per visitare un eccezionale sito preistorico incluso nel Patrimonio Unesco
"Palafitte. Un nome, una definizione che suona familiare a molti. All’inizio del XX secolo il mito dei fieri palafitticoli, che si sarebbero isolati su sicuri abitati lacustri per difendersi da belve feroci o da crudeli nemici, è stato utilizzato al fine di costruire identità nazionali ed etniche attraverso la creazione di memorie culturali fittizie.
In anni più recenti la palafitta è stata vista come metafora di un mondo urbano fantastico. Nel 1971 Italo Calvino, presentando alcune sculture del roveretano Fausto Melotti, scriveva: “I segni vanno comunque tenuti alti: senza nessuna prosopopea, con la leggerezza, l’attenzione, l’industriosa ostinazione dei palafitticoli. Era verso il paese delle palafitte che il viaggiatore – e non da ieri – muoveva i suoi trampoli: solo habitat possibile per i secoli immediatamente prossimi”.
Ma le palafitte non sono più un mito e le metafore urbane trovano altre strade. Oggi le palafitte sono una realtà scientifica e storica. E alla definizione di questa realtà ha dato un contributo fondamentale il sito di Fiavé Carera.
Dopo gli scavi di Renato Perini e l’edizione scientifica dei risultati, l’apertura del Museo delle Palafitte di Fiavé ha costituito un altro splendido obbiettivo raggiunto, quello della valorizzazione di un eccezionale sito preistorico incluso nella lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco insieme ad altri 110 siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino. Il prossimo passo, quello della realizzazione del Parco delle Palafitte di Fiavé coronerà, si spera presto, l’attività dell’organo di tutela del patrimonio archeologico trentino".
Le palafitte di Fiavé, assieme a quella di Molina di Ledro, fanno parte del sito transnazionale “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino”, riconosciuto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità nel 2011. Si tratta di 111 insediamenti, scelti tra circa un migliaio di palafitte datate tra VI e I millennio a.C., distribuiti tra Svizzera, Austria, Francia, Germania, Italia (con le regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Provincia autonoma di Trento) e Slovenia. I motivi del riconoscimento sono legati all’eccezionale valore storico delle palafitte. La Preistoria, scarsamente rappresentata nel patrimonio mondiale, trova negli insediamenti palafitticoli uno dei fenomeni più appariscenti, molto conosciuti dal grande pubblico e nel contempo ricchi di testimonianze di valore storico. Le palafitte sono infatti una delle più importanti fonti archeologiche per lo studio delle comunità umane europee tra il 5000 e il 500 a.C. Le condizioni di conservazione in ambiente umido hanno permesso la sopravvivenza di materiali organici. Semi, frutti, pollini, ma anche manufatti in legno e resti animali eccezionalmente conservati contribuiscono in modo straordinario a comprendere i cambiamenti climatici e le interazioni fra uomo e ambiente, l’avvento delle prime società agrarie nel corso del Neolitico e la formazione di società complesse con l’età del Bronzo.
dalla guida Museo Palafitte Fiavé edito dalla Soprintendenza per i Beni culturali della Provincia autonoma di Trento, curato da Paolo Bellintani, Elena Silvestri, Mirta Franzoi
08/07/2015