Il maggio dei libri

"Ho passato la vita a guardare negli occhi della gente, è l'unico luogo del corpo dove forse esiste ancora un'anima" (da Cecità di José Saramago) 

Non a caso “Il maggio dei libri” inizia il 23 aprile. Il fatto che dal 1996 in questa data si festeggi la “Giornata mondiale del libro e del diritto d'autore” - evento patrocinato dall'Unesco per promuovere la lettura, la pubblicazione dei libri e la protezione della proprietà intellettuale attraverso il copyright – con tale scelta c’entra assai. Maggiormente ci sollecita, però, il sottotitolo che accompagna “Il maggio dei libri”: “Leggere fa crescere”.

E allora, meglio non perdere tempo, meglio non aspettare maggio e iniziare una settimana prima a leggere, e poi non fermarsi più. La ricca offerta delle biblioteche trentine, la loro efficiente organizzazione, il sistema “Media library on line”, che permette di accedere al prestito in ogni momento direttamente da pc, tablet, smartphone, non lasciano più spazio ai nostri pretesti.

Vi proponiamo alcuni titoli prendendo le mosse da un noto compagno di viaggio nei cui pretesti, nel cui posporre, dilazionare, rimandare, fingere di non vedere, non è difficile riconoscere qualcosa di noi.

Da La coscienza di Zeno di Italo Svevo:

Ma allora io non sapevo se amavo o odiavo la sigaretta e il suo sapore e lo stato in cui la nicotina mi metteva. Quando seppi di odiare tutto ciò fu peggio. E lo seppi a vent'anni circa. Allora soffersi per qualche settimana di un violento male di gola accompagnato da febbre. Il dottore mi prescrisse il letto e l'assoluta astensione dal fumo (…) Quando il dottore mi lasciò, mio padre (mia madre era morta da molti anni) con tanto di sigaro in bocca restò ancora per qualche tempo a farmi compagnia. Andandosene, dopo  di aver passata dolcemente la sua mano sulla mia fronte scottante, mi disse: - “Non fumare, veh"! Mi colse un'inquietudine enorme. Pensai: "Giacché mi fa male non fumerò più, ma prima voglio farlo per l'ultima volta". Accesi una sigaretta e mi sentii subito liberato dall'inquietudine (...) Finii tutta la sigaretta con l'accuratezza con cui si compie un voto. E, sempre soffrendo orribilmente, ne fumai molte altre durante la malattia.

Con la Metamorfosi di Franz Kafka diamo voce ora a un altro volto del “male di vivere”:

Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò trasformato in un enorme insetto. Sdraiato nel letto sulla schiena dura come una corazza, bastava che alzasse un po' la testa per vedersi il ventre convesso, bruniccio, spartito da solchi arcuati; in cima al ventre la coperta, sul punto di scivolare per terra, si reggeva a malapena. Davanti agli occhi gli si agitavano le gambe, molto più numerose di prima, ma di una sottigliezza desolante. “Che cosa mi è capitato?” pensò.

Avvicinandoci al contemporaneo, entriamo negli esilaranti spazi de Il giovane Holden di J.D. Salinger:

Ad ogni modo, mi immagino sempre tutti questi ragazzi che fanno una partita in quell'immenso campo di segale eccetera eccetera. Migliaia di ragazzini, e intorno non c'è nessun altro, nessun grande, voglio dire, soltanto io. E io sto in piedi sull'orlo di un dirupo pazzesco. E non devo fare altro che prendere al volo tutti quelli che stanno per cadere nel dirupo, voglio dire, se corrono senza guardare dove vanno, io devo saltar fuori da qualche posto e acchiapparli. Non dovrei fare altro tutto il giorno. Sarei soltanto l'acchiappatore nella segale e via dicendo. So che è una pazzia, ma è l'unica cosa che mi piacerebbe veramente fare. Lo so che è una pazzia.

Raggiungiamo quindi il 1984, l'anno de L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera:

Non si può mai sapere che cosa si deve volere perché si vive una vita soltanto e non si può né confrontarla con le proprie vite precedenti, né correggerla nelle vite future (…) Non esiste alcun modo di stabilire quale decisione sia la migliore, perché non esiste alcun termine di paragone. L'uomo vive ogni cosa subito, per la prima volta, senza preparazioni. Come un attore che entra in scena senza avere mai provato. Ma che valore può avere la vita se la prima prova è già la vita stessa? Per questo la vita somiglia sempre ad uno schizzo. Ma nemmeno "schizzo" è la parola giusta, perché uno schizzo è sempre un abbozzo di qualcosa, la preparazione di un quadro, mentre lo schizzo che è la nostra vita è uno schizzo di nulla, un abbozzo senza quadro.

Forse siamo pronti ora ad affrontare un romanzo che non ci lascerà più, . Ce ne basta una frase:

Ho passato la vita a guardare negli occhi della gente, è l'unico luogo del corpo dove forse esiste ancora un'anima.

Quando ci arricchiamo di parole, frasi, pagine come queste, ricordiamo che dietro tutti questi autori, dietro ciò che chiamiamo Letteratura, c’è quella che Carlos Fuentes ha chiamato «la tradizione della Mancha»: una tradizione romanzesca che non «desidera soltanto riflettere la realtà, ma creare un’altra realtà, una tradizione inaugurata dal Don Chisciotte di Cervantes, proseguita dal Tristram Shandy di Sterne, dal Jacques il fatalista di Diderot e, in un XIX secolo latinoamericano dominato dal realismo, in modo sorprendente dal Brás Cubas del brasiliano Machado de Assis». Kundera, Fuentes e Goytisolo sono poi, a loro volta, allievi di Broch.

Buona lettura a tutti!

redazione

23/04/2015