L'ombelico del mondo: il cibo al centro di ambiente, individuo e società

La nostra intervista a Guido Marini, fiduciario Slow Food Trento

“L’idea è di parlare di cibo, dando una prospettiva non tanto del lavoro di Slow food, ma dell’importanza del cibo in qualsiasi aspetto della vita sociale, e di quanto esso costituisca un’ottima chiave per leggere tutta la realtà che ci sta attorno. Un percorso che parte dal livello più individuale e personale, anche del cibo come pietanza e del piacere che ne deriva, sottolineando l’attenzione che il contemporaneo riserva al tema: dalle sagre di paese alle trasmissioni tv, non c’è manifestazione in cui non ci sia il cibo, gli chef sono diventati personaggi pubblici al pari di architetti e intellettuali”.

L’argomento sarà poi affrontato da un punto di vista culturale, sia come elemento di identità e tradizione, sia come rito, con riferimento anche alla prospettiva antropologica messa in luce da Lévi-Strauss Claude ne Il crudo e il cotto.

Un altro grande ambito sarà il rapporto tra cibo e salute. “Sempre più si istituisce un collegamento tra le principali malattie (cardiovascolari, tumori, diabete) e il cibo. C’è poi la grande questione dell’alimentazione che coinvolge diete, intolleranze, celiachia, vegani e molto altro: ciascuno cerca la propria espressione per trovare salute attraverso il cibo”.

A ciò si aggiungono ““quattro grandi temi che parlano di cibo a livello globale: politica, economia, scienza, ambiente, tra loro strettamente intrecciati”. Il fatto che in materia di politica agricola comunitaria l’Europa spenda il 40% del budget, esemplifica con efficacia la centralità dell’argomento. Prenderò in considerazione anche i TTIP, i trattati di partnership transatlantica tra Europa e Stati Uniti, che coinvolgono diversi ambiti economici importanti per la circolazione di cibo, pensiamo a temi quali OGM, flussi di materie prime agricole, marchi doc e dop. Una rivoluzione anche per i cittadini che potrebbero trovarsi sulla tavola degli OGM, senza saperlo, perche non è obbligatorio indicarlo. C’è quindi il discorso del cibo come influenza  economica, pensiamo alle multinazionali più importanti nell’agrochimica quali Nestlè e Coca Cola, o al fatto che la maggior parte dei prodotti, che poi appaiono con marchi diversi, sono realizzati da cinque grandi compagnie”.

Marini parlerà poi del cibo come “la più grande espressione della globalizzazione economica, in un intreccio tra economia politica, fatto di blocchi all’importazione e all’esportazione, di dumping e di altre grandi questioni”.

Come il binomio politica-economia, anche quello di scienza-ambiente sono strettamente intrecciati, e tre sono, a questo proposito, i grandi temi.

“Gli organismi geneticamente modificati, servono, e soprattutto quale sistema economico creano? – s’interroga Marini -. Un sistema basato sui grandi appezzamenti e la monocultura con l’uso di molta chimica corrisponde al nostro modello? Fa male la soia OGM? È giusto mangiare soia OGM americana o cinese? Dove sta andando la ricerca in questo campo? Serve a chi fa profitto o per la fame nel mondo?”.

Il secondo tema riguarda la ricerca medica “legata a malattie sul cibo, antiallergeni, intolleranze alimentari, tumori, un ramo della scienza che si sta occupando di prevenzione in maniera ‘morbida’ con la fitoterapia, l’uso delle erbe, un’alimentazione corretta”.

Dal punto di vista ambientale, il cibo è responsabile del 30% di emissioni di CO2, parliamo di un sistema di produzione che impatta fortemente sull’ambiente per consumo di fossili, fertilità del suolo, biodiversità. Tra le specie animali, ad esempio, si punta solo su tre: maiale, manzo, pollo, tutte le altre sono state espulse dalle produzioni alimentari perché non adatte alla lavorazione in massa.

Nel suo intervento, Marini si occuperà anche del cambiamento climatico: “non si tratta di singoli elementi – sottolinea – ma di un sistema in cui ogni elemento è collegato e influenzato dall’altro: il modo più efficace per trovare il centro della rete è il cibo, nessun altro tema è altrettanto centrale - conclude”.

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redazione

Guido Marini è laureato in Scienze della Comunicazione, con esperienze lavorative e di volontariato nella cooperazione allo sviluppo e nel commercio equo e solidale. Oggi è impiegato dell’Università di Trento e soprattutto referente locale a titolo volontario per Slow Food.  


24/04/2015