La chiesa dell'Immacolata e San Zenone a Sanzenone di Tassullo. Storia, archeologia, architettura e arte di una chiesa della Valle di Non

Il volume sarà presentato il 29 dicembre alle 20.30 presso la chiesa parrocchiale di Tassullo

Realizzato per iniziativa dall'Amministrazione comunale di Tassullo in collaborazione con la Soprintendenza per i beni culturali, il volume, curato da Patrizia Mazzoleni e Nicoletta Pisu, raccoglie undici contributi che intendono restituire l'immagine attuale e passata del monumento sacro emersa materialmente nel corso del restauro del 2003-2006.

Le vicende storiche, lette nelle fonti scritte, sono illustrate da Alessandra Degasperi. L'inquadramento architettonico è reso con dovizia di dettagli da Patrizia Mazzoleni che dà conto anche dei lavori di restauro. Lucia Barison illustra ed argomenta le decorazioni ad affresco; seguono Alessandro Rigatti con l'analisi degli altari barocchi e Katjuscia Tevini con la disamina articolata degli arredi lignei e lapidei. La stessa Tevini descrive puntualmente gli interventi di restauro sugli intonaci e sugli apparati storico-artistici. I risultati dell'indagine archeologica sono contenuti nel testo di Nicoletta Pisu, cui sono strettamente connessi lo studio dei reperti, a cura di Alessandra Degasperi, e il contributo numismatico di Michele Asolati. Concludono la parte archeologica alcune considerazioni sul significato dei manufatti rinvenuti in scavo.

La scheda della campana, a suo tempo redatta da Chiara Moser, chiude il volume. I testi sono corredati da un buon numero di immagini non solo significative e utili alla comprensione ma anche suggestive.

Nicoletta Pisu ci propone un estratto dalla sua "indagine archeologica" contenuta nel volume

"Nell’ambito dei lavori di restauro l’asporto del pavimento, azione necessaria agli interventi di deumidificazione, ha fornito agli archeologi l’occasione di indagare il sottosuolo all'interno della chiesa; altre informazioni sono state registrate nel corso dello scavo delle trincee di drenaggio realizzate, all’esterno, lungo i muri perimetrali.

I resti di un cimitero costituiscono l’evidenza archeologica più antica. Si tratta di quattro tombe purtroppo molto compromesse dagli eventi successivi, che hanno anche determinato la quasi scomparsa degli inumati ivi deposti. Originariamente i defunti si trovavano all’interno di una sorta di cassa interrata, realizzata con pietre legate da malta di calce, il fondo in terra coperto da malta e chiusa probabilmente da lastre, ancora una volta in pietra.

Dove si è potuta misurare, la lunghezza è di 190 cm, la larghezza di 50 cm; la profondità possiamo solo presumerla attorno ai 50 cm, poiché la parte alta della cassa risulta quella più distrutta. A tale proposito uno degli eventi più impattanti è stata proprio l’erezione degli attuali muri nord e sud della chiesa che, in due casi, hanno finito per coprire una parte delle strutture tombali.

A quando si data questo cimitero? La risposta è molto difficile ma il ritrovamento di una fusaiola in ceramica e soprattutto di un anello digitale in bronzo in una delle tombe - oggetti probabilmente appartenenti al corredo funerario del defunto - ci riporta al periodo altomedievale. Tale ipotesi va avanzata con grande cautela perché i reperti in questione giungono dalla terra che ha invaso la tomba dopo l’asporto della sua copertura dovuta alla violazione antica, terra che contiene altresì due chiavi in ferro decisamente più recenti. La presenza di reperti così distanti nel tempo si spiega con l’abitudine, praticata per tutto il medioevo, di utilizzare più volte le tombe, soprattutto se strutturate".

 

Nicoletta Pisu - funzionaria Soprintendenza per i beni culturali

22/12/2015