La regione trentina nel primo Cinquecento. Storia locale e storia europea

Seconda tappa giovedì 22 gennaio alle 16.30 al Castello del Buonconsiglio per il ciclo "Paesaggi rinascimentali, appuntamenti di storia e arte", che si concluderà l'11 maggio.

 

Un racconto in due tappe, il 15 e il 22 gennaio, quello con cui Alessandro Paris inaugura il ciclo "Paesaggi rinascimentali" intervenendo sul tema "La regione trentina nel primo Cinquecento. Storia locale e storia europea". 

Nel 1487 le milizie del Sacro Romano Impero di Federico III arrestavano temporaneamente in Vallagarina l'espansione nell'Italia settentrionale della Serenissima. Sul vasto fronte ai piedi delle Alpi che da Vicenza, attraverso Verona e il lago di Garda, giungeva a Brescia e che lambiva i confini meridionali della regione trentina, si era combattuto durante tutta la seconda metà del XV secolo, ma il rinnovato dualismo militare tra Venezia e Impero nella guerra di Cambrai, risoltasi già con la rovinosa sconfitta veneziana ad Agnadello (1509), ridefinì i confini geopolitici del principato vescovile di Trento, segnando l'avvio della modernità di una statualità riconosciuta sin dall'alto medioevo ai confini tra mondo tedesco e mondo italiano.

“Tridentum ad Italiam Germaniae limes, eo quod illic et Italorum et Germanorum lingua utantur incole” (“Trento è la frontiera della Germania verso l’Italia, dove gli abitanti parlano la lingua italiana e la tedesca”), riconosceva nel 1512 da Norimberga il teologo e umanista Johannes Cochlaeus nella sua Brevis Germaniae Descriptio. Numerosi altri diplomatici e viaggiatori tra fine XV e inizio XVI secolo ci hanno lasciato altrettanto acuti e vividi schizzi del paesaggio storico e del peculiare aggregato politico trentino.

In un continuum di principi vescovi legati sin dal Quattrocento alla corte imperiale (Johannes Hinderbach, Udalrico Frundsberg, Udalrico Liechtenstein, Giorgio Neideck) pare inserirsi la nomina nel 1514 di Bernardo Cles, che tuttavia segnò l'avvio di una fase nuova nella storia del principato vescovile trentino e l'entrata nella piena età moderna europea. L'erede della casata aristocratica trentina, potente consigliere di Ferdinando I d'Asburgo e amico di funzionari e umanisti europei, protagonista inoltre di una spietata repressione dei tumulti contadini negli erblande austriaci e a Trento nel corso del 1525, fu protagonista di una decisiva riorganizzazione amministrativa della corte, di una nuova formalizzazione statutaria della città di Trento e perseguì il ricompattamento della statualità principesco-vescovile tra centro e periferia attraverso nuove filiere cortigiane.

Alla sua corte crebbero una nuova di generazione di aristocratici, bilingui e abituati a lavorare indifferentemente a Trento come ad Innsbruck; giuristi e canonisti, funzionari cortigiani e capitani militari andranno così a costituire una compatta «internazionale» aristocratica trentino-tirolese, che governerà il principato vescovile di Trento e incarnerà contestualmente l'ossatura del ceto dirigente tirolese per l'intera epoca moderna.

Alessandro Paris - Ricercatore in storia moderna

14/01/2015