"La torre e la luna"

Un’atmosfera di magica sospensione è evocata dalla mostra allestita a Cles, Palazzo Assessorile. Un dialogo tra le carte degli Arcani maggiori della collezione Miti e le ceramiche di Pietro Weber. 

“A quel punto, sulla tavola appena sparecchiata, colui che pareva essere il castellano posò un mazzo di carte da gioco. Erano tarocchi più grandi di quelli con cui si gioca in partita o con cui le zingare predicono l'avvenire, e vi si potevano riconoscere a un dipresso le medesime figure, dipinte con gli smalti delle più preziose miniature. Re regine cavalieri e fanti erano giovani vestiti con sfarzo come per una festa principesca; i ventidue Arcani Maggiori parevano arazzi d'un teatro di corte; e coppe denari spade bastoni splendevano come imprese araldiche ornate da cartigli e fregi. Prendemmo a spargere le carte sul tavolo, scoperte, come per imparare a riconoscerle, e dare loro il giusto valore nei giochi, o il vero significato nella lettura del destino. Eppure non sembrava che alcuno di noi avesse voglia d'iniziare una partita, e tanto meno di mettersi a interrogare l'avvenire, dato che d'ogni avvenire sembravamo svuotati, sospesi in un viaggio né terminato né da terminare. Era qualcos'altro che vedevamo in quei tarocchi, qualcosa che non ci lasciava più staccare gli occhi dalle tessere dorate di quel mosaico. Uno dei commensali tirò a sé le carte sparse, lasciando sgombra una larga parte del tavolo; ma non le radunò in mazzo né le mescolò; prese una carta e la posò davanti a sé. Tutti notammo la somiglianza tra il suo viso e quello della figura, e ci parve di capire che con quella carta egli voleva dire "io" e che s'accingeva a raccontare la sua storia”.

È questa l’atmosfera con cui Italo Calvino ci conduce nella trama de Il castello dei destini incrociati, romanzo breve accompagnato da riproduzioni di carte dei tarocchi variamente combinate, “un numero finito di elementi le cui combinazioni si moltiplicano a miliardo di miliardi”. I protagonisti, attraversato il bosco, arrivano alla locanda del Castello dopo aver perduto la parola per un incantesimo. Ciascuno, allora, per narrare la sua storia usa i tarocchi: sono loro a permettere di superare l’afasia, salvando anche l’arte del racconto.

Un’analoga atmosfera di magica sospensione è evocata da La torre e la luna la mostra che sarà inaugurata domenica 12 aprile alle 11 a Cles, Palazzo Assessorile (visitabile fino al 17 maggio)

La torre e la luna coniuga arte contemporanea e arte rinascimentale, storia del costume e collezionismo, mettendo in dialogo le affascinanti carte degli Arcani maggiori della collezione Miti con le ceramiche di Pietro Weber. 

redazione

09/04/2015