Attilio Lasta. Recondite armonie: la pittura come misura di una vita

A 40 anni dalla morte (1975) e a 130 dalla nascita (1886) del pittore lagarino, la mostra a cura di Mario Cossali vuole restituire la ricchezza e la complessità di un lungo itinerario artistico in un contesto che vede intrecciati stimoli culturali europei con una vicenda umana legata profondamente alla particolarità del territorio.

Mostra

di Mario Cossali

“Mentre in alcune aree italiane la geografia del divisionismo ha messo in luce la presenza di gruppi sufficientemente omogenei di artisti impegnati nella ricerca scientifica sul colore diviso… in altre regioni il diffondersi della pratica divisionista, almeno nell’accezione scientifica che serve tutt’ora a distinguerlo da improvvisazioni o tirocini di scarso rilievo, fu sporadico e limitato a pochi casi significativi, che non ebbero per lo più gran seguito…” Così scriveva Gabriella Belli nel 1990 e così proseguiva: ”Nel gruppo di questo divisionismo anche tardivo si possono annoverare pittori di buona statura artistica che … ebbero però frequentazione occasionale con la poetica divisionista… Altra vitalità nell’adesione ai principi scientifici del movimento ebbero invece artisti, forse meno noti, come Angelo Torchi, Flavio Bertelli, Baldassarre Longoni, Carlo Cressini, Attilio Lasta, Vindizio Nodari Pesenti, che ritroviamo tra gli espositori delle principali mostre nazionali della fine Ottocento, a fianco dei più famosi protagonisti del Divisionismo…”

Partiamo da qui, da questo chiaro riconoscimento critico, per addentrarci nel mondo di Attilio Lasta, una vita e un’avventura artistica contrassegnate da tre punti di incontro fondamentali: Segantini e il suo mito (“Noi saremo l’ultima luce del tramonto e saremo dopo una lunga notte, l’aurora dell’avvenire”. Queste parole di Giovanni Segantini possono essere riferite non solo alla sua pittura che inaugurava una nuova stagione dell’arte europea, ma anche ai fermenti culturali e sociali della nuova epoca.), la Grande guerra con la sua sospensione delle storie individuali (Paradossalmente Attilio Lasta guardava al suo arruolamento e servizio nell’esercito austroungarico, prima a Bolzano, per poco, quindi in Galizia e poi a Wels nell’Austria superiore, con una puntata sul fronte alpino occidentale dell’Ortles, in qualità di Kriegsmaler, nel Kriegsgeschichtegruppe a cui era stato affidato il compito di illustrare le imprese dei Landesschützen, come al miglior periodo della sua vita, non credo soltanto per il fatto di non essersi trovato in situazioni pericolose ed estreme, ma anche per il fatto di esser stato in buona compagnia e di aver fatto tante significative conoscenze) e il legame ancestrale con il luogo nativo (la sua vita a Villa Lagarina si snodò sui sentieri di una convinta partecipazione alla vita della comunità; la sua cantina era sempre ben rifornita; la sua religiosità era profonda, finanziò la pubblicazione di una storia dei parroci della Pieve; la passione della caccia lo accomunava ai paesani ma anche a Riccardo Zandonai). Questi tre momenti fondamentali della sua vita corrispondono ad altrettante accensioni del suo spirito ideativo e ne caratterizzano dal profondo la visione pittorica.

ingresso libero e gratutito


organizzazione: Comune di Villa Lagarina