Castel Drena

Manifestazioni ed eventi , Visita guidata

 

Incastonato in uno straordinario scenario geologico, quello de "le Marocche di Dro", una distesa continua e unica di grandi rocce bianche, residui di una imponente frana glaciale, il castello di Drena, di proprietà del Comune, dopo il crollo parziale del 2018, apre al FAI. Affacciato sulla sommità di un dosso roccioso della piana del Sarca, dove il rio Salagone traccia una gola profonda, il castrum Drenae, eretto nel 1175, conserva intatti tutti i principali elementi di una fortezza medioevale.

Il castrum Drenae fu per secoli al centro di violente contese per il dominio sul territorio. La sua è, infatti, una posizione strategica che collega il Garda con la città di Trento, unica alternativa possibile alla più rischiosa valle dell'Adige. Nel 1266 la proprietà passò in mano ai signori di Seiano, vicini e nemici dei primi proprietari arcensi. Dopo lotte cruente che coinvolsero, oltre ai conti di Arco, anche i conti del Tirolo e il vescovo di Trento Enrico III di Metz, nel 1433, divenne un feudo imperiale assegnato agli Arco. Nel 1703 il castello fu incendiato dalle truppe francesi. Fino all'inizio del Novecento fu utilizzato come cava di materiali e ricovero per pastori e greggi.

Nel 1433, divenuta a tutti gli effetti una fortezza medioevale di difesa, iniziò ad assumere l'aspetto di una dimora signorile, consona al gusto del tempo. Attorno alla corte interna, infatti, vennero eretti edifici residenziali e di servizio. La sua costruzione continua ad affascinare per la forma spiraliforme che si sviluppa lungo il profilo del dosso su cui è stata eretta. Ancora oggi, è possibile osservare in più punti la roccia che affiora sulla pavimentazione del castello. Il mastio centrale, alto 25 metri, è costituito da possenti blocchi di pietra squadrati e bugnati. Presenta pochissime aperture, per lo più feritoie, di carattere difensivo. Sulla sommità resistono merlature a coda di rondine e tracce di sopraelevazioni risalenti a epoche successive e diverse. La cinta muraria esterna nasconde e protegge la cinta originaria, interna e concentrica. Accanto al mastio, il perimetro, riportato alla luce, della chiesa di San Martino, risalente addirittura alla fine dell'VIII secolo, è stato identificato come il nucleo più antico del mastio. Oggi su quel perimetro è possibile visitare la cappella quattrocentesca, addossata alla parete meridionale.

COSA SCOPRIRETE DURANTE LE GIORNATE FAI?

Divenuto proprietà del Comune, nel 1984, il Castello vide l'inizio di un primo complessivo restauro. Purtroppo, nella notte tra il 31 maggio e il 1° giugno 2018, un crollo lungo il fronte occidentale della cortina esterna, fece franare la porzione centrale della cinta alta dodici metri per una superficie complessiva di circa 200 metri quadrati. La Provincia di Trento, insieme al Comune, trovarono i fondi per cominciare una grande opera di consolidamento, restauro e ristrutturazione, ancora in essere. Il Fai apre eccezionalmente e in sicurezza, nonostante i lavori non siano ancora terminati, le porte di questo testimone del tempo, il cui mastio è accessibile fino alla sommità. Dalla sua altezza, la vista panoramica offre un orizzonte unico su tutto l'Alto Garda e le "Marocche", così come non le avete ancora viste.

Testo scritto da Gruppo Fai dell'Alto Garda

In caso di particolare affluenza l’ingresso al luogo potrebbe non essere garantito.

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