Dolomitincontri: Gino Cecchettin
Gino Cecchettin
"Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia" (Rizzoli)
Le parole di un padre che ha scelto di non restare in silenzio.
Un appello potente alle famiglie, alle scuole alle istituzioni.
Giulia è la figlia ideale. Studia, disegna, sogna di vivere in una brughiera, colleziona scatole e regala sorrisi dolcissimi.
Poi una sera scompare, inghiottita da una morte assurda: un femminicidio.
Travolto dal dolore più atroce che un padre possa sopportare, Gino Cecchettin sceglie di non stare in silenzio, si interroga sugli esiti più efferati di una cultura patriarcale che ancora ci riguarda e trova le parole per ricordare chi era Giulia e cosa ha imparato da lei.
In questa lunga lettera scritta insieme a Marco Franzoso, Gino ripercorre la sua storia di padre, i giorni della gioia e quelli del dolore. Commuove e invita a “costruire un’alleanza tra i sessi, anziché consolidare la prevaricazione di uno sull’altro”.
Ci esorta ad ascoltare le giovani e i giovani del nostro Paese e ad aiutarli a contrastare ogni forma di violenza di genere, insieme.
Gino Cecchettin (1970) è titolare di una piccola azienda di elettronica, la 4neXt Technology Systems. È impegnato nella costruzione di progetti per combattere la violenza di genere, in memoria di sua figlia Giulia.
Marco Franzoso (1965), scrittore, è autore de: Il bambino indaco (2012), da cui è stato tratto nel 20214 il film Hungry Hearts di Saverio Costanzo; L’innocente (2018, Premio Mondello); Le parole lo sanno (2020) e La lezione (2022).
Questo libro è parte di un progetto più ampio a sostegno delle vittime di violenza di genere.
Cara Giulia tu avresti voluto una società fatta di persone che reagiscono positivamente alle difficoltà, che non si lasciano mai sopraffare dalla negatività e dalla violenza. Questo significa restare umani.
Gino Cecchettin
San Martino di Castrozza, Sala Congressi, ore 18.00
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