Fellini e il sogno
Cinema e psicoanalisi
«Fellini e il sogno. Cinema e psicanalisi» è la mostra che sabato 23 settembre apre la stagione autunnale della Casa degli artisti «Giacomo Vittone» di Canale di Tenno.
La nuova iniziativa espositiva (dopo gli oltre diecimila visitatori registrati da «Da quassù il lago», dall'8 luglio al 17 settembre una sessantina tra le più belle vedute del Garda di fine Ottocento e inizio Novecento, anche al forte di Nago) è realizzata in collaborazione con l’associazione culturale di psicologia analitica Durendal di Arco per la cura di Roberta Bonazza.
L’inaugurazione è sabato 23 settembre alle ore 17. La mostra è poi aperta al pubblico da martedì a domenica (lunedì chiuso) dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 18 con ingresso libero.«Fellini e il sogno. Cinema e psicanalisi» è un viaggio per immagini che scorre come la pellicola di un film a raccontare un frammento della vita del grande regista riminese. Uno spezzone significativo del lungometraggio visionario e fertile che è stato la sua vita. Una serie di inquadrature illustrate da Martina Anja Pomari e realizzate per dare forma visiva alla singolare vicenda dell'incontro tra Fellini e il suo analista, il dottor Ernst Bernhard.
Un percorso terapeutico che il regista sente il bisogno di intraprendere già nel 1954, quando entra in una profonda depressione. La moglie Giulietta Masina lo convince ad affidarsi alle cure di Emilio Servadio, uno psicoanalista di orientamento freudiano tra i più qualificati, ma il rigore della terapia risulta claustrofobico a Fellini, che la interrompe per rivolgersi a un altro terapeuta, questa volta di orientamento junghiano, il dottor Ernst Bernhard.
È il 1960, Fellini è al centro della scena internazionale per il suo film «La dolce vita», nonostante il cui immediato successo di critica è in un periodo buio, «come -dirà lui stesso a Tullio Kezich- se qualcuno, da un momento all'altro, avesse spento la luce».
Attraverso il lavoro psicoanalitico, affrontato dal 1960 fino alla morte di Bernhard, nel 1965, i fantasmi si dipanano, liberando l'innato e potente immaginario onirico che abita il suo animo. Il sogno irrompe nella realtà diventando l'elemento rivelatore dell'inconscio. Una presenza misteriosa che aleggia nei film di Fellini, in particolare in «8 ½» e in «Giulietta degli spiriti», successivi al lavoro con Bernhard. Nelle illustrazioni in mostra l'inconscio è rappresentato dalle diverse gradazioni di azzurro sul fondo bianconero, una presenza pervasiva nella vita di Fellini che convive con il rigore e il senso di realtà del ritratto di Fellini realizzato da David Parenti. Uno sguardo intenso che attende i visitatori in cima alle scale, monito e invito a guardare nel mistero del profondo. «Non faccio un film per dibattere tesi o sostenere teorie. Faccio un film alla stessa maniera in cui vivo un sogno.
Che è affascinante finché rimane misterioso e allusivo, ma che rischia di diventare insipido quando viene spiegato». In questa frase di Fellini, riportata in mostra, c’è l'esortazione a sospendere il giudizio per confrontarci con le immagini nel loro enigmatico rapporto con il mistero della vita e della morte.Nel salone sono esposte le illustrazioni di Martina Anja Pomari, giovane artista e grafica arcense, con i testi e l'immersione in un piccolo cinema dove scorrono le interviste a Felice Ficco, psichiatra e presidente dell’associazione Durendal, e Ludovic Maillet, critico cinematografico, specifiche sul tema della mostra; nelle sale delle lunette, le opere di David Parenti, pittore reggiano che dal 2003, 10º anniversario della scomparsa di Federico Fellini, lavora a una serie di opere sul grande maestro, inquadrando prevalentemente la ricerca sul mondo di «8 ½» e sul rapporto di Fellini con il suo alter ego Marcello Mastroianni. L’intensità di sguardo delle opere di David Parenti, insieme al tratto morbido delle illustrazioni di Martina Anja Pomari, per un articolato mosaico visivo.
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Fuori tempo. Cuore pulsante
La mostra si affianca a «Fuori tempo. Cuore pulsante», esposizione degli allievi di Articà, atelier artistico di Anffas Trentino, che vuole ricordare il cinquantenario della fondazione di Anffas sui territori dell'Alta Garda, risalente al 1973, inaugurata giovedì 21 settembre e allestita fino al 20 ottobre. Un contenitore dove le opere realizzate acquisiscono un valore aggiunto, non solo per l’estetica del prodotto finale, ma soprattutto perché attraverso l’espressività artistica, diversa per ognuno di loro, viene raccontata la bellezza, frutto di una continua scoperta di nuovi orizzonti e costante sperimentazione che si esprime in un modo nuovo di fare arte, un viaggio dell’anima umana che porta scoperte meravigliose.
Ingresso libero