Giovanni Sollima, violoncello
Programma
Folk Cello
Melodie tradizionali armene, albanesi trentine, salentine, riviste da G. Sollima
J. S. Bach (1685 -1750)
Suite n. 1 in Sol Magg. BWV 1007
Prelude, Allemande, Courante
Sarabande, Menuet I, Menuet II, Gigue
G. Sollima (1962*)
Jook-urr-pa
Fandango (after Boccherini)
Natural Songbook
F. Corbetta (1615 - 1681)
Caprice de Chaconne
Ignacio Cervantes (1847 - 1905)
Illusiones perdidas
Giovanni Sollima è uno di quei rari musicisti capaci di conciliare le aspettative del pubblico più diverso. Indifferentemente nella veste di esecutore o di compositore attraverso il suono di un solo strumento arriva a coinvolgere e conquistare gli estimatori di musica colta, gli appassionati di rock, i nostalgici del folk, i giovani “metallari”.
Grazie a una inconsueta empatia riesce a catalizzare attorno a sé musicisti di tutte le età e provenienze trasformandoli in protagonisti di eventi fantastici (si pensi all’orchestra dei 100 Violoncelli, nata nel 2012, pronta a partire verso la Cina). Giovanni Sollima nasce a Palermo da una famiglia di musicisti.
Studia violoncello con Giovanni Perriera e Antonio Janigro e composizione con il padre Eliodoro Sollima e Milko Kelemen.
Fin da giovane collabora con Claudio Abbado, Giuseppe Sinopoli, Martha Argerich, Riccardo Muti, Katia e Marielle Labèque, Victoria Mullova, Patti Smith, Philip Glass e Yo-Yo Ma.
La sua attività si dispiega fra sedi ufficiali e ambiti alternativi: Brooklyn Academy of Music, Alice Tully Hall, Carnegie Hall (New York), Wigmore Hall, Accademia di Santa Cecilia a
Roma, Teatro alla Scala (Milano), Summer Festival di Tokyo, Biennale di Venezia. Giovanni Sollima insegna presso l’Accademia di Santa Cecilia a Roma dove è anche accademico e alla Fondazione Romanini di Brescia. Suona un violoncello Francesco Ruggeri realizzato a Cremona nel 1679.
“Nato per puro caso, viaggiando e raccogliendo dati, temi, lingue, dialetti, canti, incontrando musicisti di ogni genere, anche e soprattutto di strada, direi che questo progetto forse era in fieri da sempre, date le mie origini e l’idealizzazione – amplificata dal distacco fisico – di un’isola che continua a mandare segnali dal passato e dai suoi complessi strati come un pozzo senza fondo. Insomma, era inevitabile, mi sono ritrovato ancora una volta a tentare di rileggere il solco che il canto popolare ha scavato nella musica ‘colta’”.
Con queste parole Giovanni Sollima introduce il suo nuovo progetto dal titolo Folk Cello, tutto costruito su accostamenti di musiche di diversa provenienza e sull’esplorazione delle possibilità sonore dello strumento. Sono tantissimi i temi su cui ci può far riflettere un programma di questo tipo: le intersezioni tra mondi in apparenza lontani (la musica d’arte e quella popolare), la mobilità del testo (e del contesto), la questione delle funzioni della musica (l’ascolto, la partecipazione, la danza, il rito), i diversi ruoli del solista (autore, interprete, mediatore).
Due concetti in particolare sembrano intrecciarsi in questo concerto affidato alla sola voce del violoncello: il viaggio come ricerca e scoperta di nuovi paesaggi sonori, e un’idea di storia che richiama le continuità, più che le cesure. Così, tra un canto popolare e una suite di Bach, una pagina per chitarra barocca di Francesco Corbetta o una danza cubana di Ignacio Cervantes, il passo può essere davvero breve. La tappa centrale di questo percorso è la celebre Suite n. 1 BWV 1007 di Bach, opera risalente probabilmente agli anni trascorsi alla corte del principe Leopold di Anhalt a Köthen (1717-23). Non mancano poi diverse incursioni in territori lontani dal repertorio classico attraverso brani originali e melodie tradizionali, che ci appaiono come pagine di un diario di bordo. Esploratore e cantastorie, Sollima ci invita stasera a un viaggio chespazia nel tempo e nello spazio, dall’Italia all’Australia aborigena con la sua recentissima composizione Jookurr- pa.
Ingresso: Intero Euro 25; Ridotto (meno di 25 e più di 65 anni) Euro 18
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