Il processo di Chandigarh
Una mostra a cura di Raffaele Cetto e Alessia Zambon
Con il patrocinio dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Trento.
Le 7V, la Main Ouverte, il Capitol Complex, la Torre delle Ombre: elementi di una città divenuta mito e che molti credono non abbia più nulla da dire. Ma Chandigarh ha invece ancora molto da raccontare. Città di fondazione voluta da Nehru per identificare una nuova capitale del Punjab a seguito dell’indipendenza dell’India e della divisione del Pakistan, la sua pianta regolare è stata disegnata agli inizi degli anni Cinquanta da Le Corbusier, architetto svizzero-francese, che ha dato vita alla sua idea di città ideale, una città basata su modelli urbanistici e sociali europei che nel corso degli anni si è trasformata attraverso la quotidianità vissuta dalla sua popolazione. La rigida separazione tra le strade dedicate ai pedoni e quelle dedicate al solo traffico automobilistico non è rispettata: le auto invadono le zone pedonali e i pedoni hanno creato luoghi di attraversamento anche nelle strade più trafficate; le porte di ingresso ai quartieri sono state allargate; lo spazio verde che doveva collegare gli edifici governativi all’infinità del “cosmo” e alla “natura” è oggi disseminato di fabbricati. Come una città medievale liberatasi dalle mura – passate da protezione a gabbia – così Chandigarh sembra aver superato alcuni vincoli che Le Corbusier le aveva imposto. Una mostra che riflette su come il progetto originario della città, precipitato nel contesto indiano, sia stato modificato attraverso un tessuto sociale vivo ed attivo.
organizzazione: Trento Film Festival