Il visitatore
Alessandro Haber e Alessio Boni saranno protagonisti, venerdì 23 gennaio al Teatro Auditorium di Trento, del quinto appuntamento inserito nel calendario 2014-2015 della “Grande Stagione” della Prosa organizzata dal Centro Servizi Culturali Santa Chiara
Benvenuti a Teatro
Stagione Grande Prosa
Goldenart Production
Il visitatore
di Éric-Emmanuel Schmitt
traduzione e adattamento Valerio Binasco
Alessandro Haber Alessio Boni
e con Nicoletta Robello Bracciforti , Alessandro Tedeschi
Regia Valerio Binasco
Musiche Arturo Annecchino
Scene Carlo De Marino
Costumi Sandra Cardini
Commedia brillante e a tratti commovente, che ci fa sorridere ponendoci quesiti seri. Un dialogo intelligente e leggero sui massimi sistemi (lesistenza di Dio, il Bene e il Male, il senso della vita e la libertà di coscienza) trattati con rispetto e partecipazione emotiva, allinterno della cornice tragica del nazismo. Ne è autore Eric Emmanuel Schmitt, scrittore belga poco più che cinquantenne che con Il visitatore ha vinto in Francia nel 1993 ben tre Prix Molière.
Siamo nell'aprile del 1938 a Vienna nello studio di Sigmund Freud (Alessandro Haber), dove il famoso psicanalista attende affranto notizie della figlia Anna, portata via da un ufficiale della Gestapo. Ma l'angosciata solitudine non dura molto: dalla finestra spunta, infatti, un inaspettato visitatore (Alessio Boni). Chi è? Cosa vuole?
La discussione che si svolge tra il visitatore e Freud e che costituisce il filo conduttore della pièce, è quanto di più commovente, dolce ed esilarante al tempo stesso si possa immaginare. Con, sullo sfondo, la sanguinaria tragedia del nazismo che porta Freud a formulare la domanda fatale: se Dio esiste, perché permette tutto ciò?
Il grande psicoanalista Sigmund Freud, sua figlia Anna arrestata da un ufficiale della Gestapo, e uno ‘strano’ visitatore, nella Vienna occupata dai nazisti. Ecco, in estrema sintesi, i protagonisti de «IL VISITATORE», la commedia di Éric-Emmanuel Schmitt che sarà in scena a Trento al Teatro Auditorium da venerdì 23 a domenica 25 gennaio nell'allestimento curato da Goldenart Production per la regia di Valerio Binasco.
Si tratta di un testo commovente, dolce e al tempo stesso esilarante, che riesce a trattare con rispetto e forte partecipazione emotiva tematiche di grande respiro quali l’esistenza di Dio, il conflitto fra il Bene e il Male, il senso della vita. Tradotto in quindici lingue e rappresentato in oltre venticinque Paesi, è opera di Éric-Emmanuel Schmitt, scrittore belga poco più che cinquantenne che con Il visitatore ha vinto in Francia nel 1993 ben tre Prix Molière.
Siamo a Vienna nel 1938 e l'Austria è stata da poco annessa di forza al Terzo Reich. La città è occupata dai nazisti e gli ebrei vengono perseguitati ovunque. In Bergstrasse al numero 19, celeberrimo indirizzo dello studio di Sigmund Freud, il famoso psicanalista attende affranto notizie della figlia Anna, portata via da un ufficiale della Gestapo. Ma l'angosciata solitudine non dura molto: dalla finestra spunta, infatti, un inaspettato visitatore che fin da subito appare intenzionato a intavolare con Freud una conversazione sui massimi sistemi. Il grande indagatore dell'inconscio è insieme infastidito e incuriosito. Chi è quell'importuno? Cosa vuole? È presto chiaro che quel curioso individuo non è un ladro né uno psicopatico in cerca di assistenza. Chi è dunque? Stupefatto, Freud si rende conto fin dai primi scambi di battute di avere di fronte nientemeno che Dio, lo stesso Dio del quale ha sempre negato l'esistenza.
Sigmund Freud ci appare in questo spettacolo vecchio, stanco e malato. «È arrivato al capolinea della vita – spiega Valerio Binasco nelle note di regia. Per le strade della sua adorata Vienna marciano i Nazisti e lui si prepara ad andare in esilio perché ebreo. E’ un uomo che si scopre disperato, dopo aver lottato tutta la vita contro la disperazione degli altri uomini. Questo povero vecchio che, sebbene sia Freud, ci sembra in vero un povero vecchio qualsiasi e ci ispira una tenera pietà, riceve la visita di un inquietante signore: è un pazzo che dice di essere Dio in persona? O è Dio, che gioca a sembrare un pazzo? Oppure il mondo è in mano a un Dio che non è niente di più e niente di meno di un povero pazzo?»
La discussione che si svolge tra il visitatore e Freud costituisce il nucleo della piéce: Freud ci crede e non ci crede; e Dio, del resto, non è disposto a dare dimostrazioni di se stesso come se fosse un mago o un prestigiatore. Sullo sfondo, la sanguinaria tragedia del nazismo che porta Freud a formulare la domanda fatale: se Dio esiste, perché permette tutto ciò? Freud non crede in Dio e Dio non crede a Freud, ma entrambi guardano dalla stessa finestra la malattia dell’uomo, la pazzia del mondo. E credono ancora che l’uomo possa curarsi.
«In questa commedia, come accadeva nel teatro di tanto tempo fa – scrive Valerio Binasco – le parole sono importanti e l’autore sembra coltivare la speranza che quando gli uomini si incontrano e si parlano possono, forse, cambiare il mondo. C’è una fiducia buona, dentro questa scrittura. C’è un grande ‘Sì’, così come nella drammaturgia contemporanea, di solito, c’è un grande ‘ No’. Questo ‘Sì’ è la prima cosa che mi ha colpito del ‘ Visitatore’. È un testo coraggioso, che non ha timore di riportare in Teatro temi di discussione importanti come la Religione, la Storia, il Senso della Vita... Schmitt affronta questi temi in modo diretto, con l’innocenza di una ‘sit com’, quasi. Eliminando qualsiasi enfasi filosofica, i suoi personaggi riescono ad arrivare dritti al cuore di problemi enormi e a portare con molta dolcezza, in questo viaggio, anche gli spettatori.»
Diretti da Valerio Binasco, recentemente applaudito anche a Trento per la regia de Il mercante di Venezia, Alessandro Haber nel ruolo di Sigmund Freud e Alessio Boni in quello del 'visitatore'. Al loro fianco Nicoletta Robello Bracciforti,che interpreta il personaggio di Anna Freud, e Alessio Tedeschi nel ruolo dell'ufficiale nazista. Le musiche originali sono state composte da Arturo Annecchino; Carlo De Marino è l'autore del progetto scenografico e Sandra Cardini dei costumi.
Intelligentemente leggera, «Il visitatore» è una tragicommedia che ha saputo guadagnarsi dalla critica giudizi assai favorevoli. «Va dato atto al coraggio della scelta di Binasco – scrive Giuseppe Distefano su 'Il Sole 24 Ore' – nel proporre questo testo (solo una volta rappresentato in Italia, con Turi Ferro e Kim Rossi Stuart), nello sfidare l'ottundimento televisivo delle menti e dello spirito, l'imperante intrattenimento ridanciano, e ribadire così la fiducia nel valore delle parole, e nella capacità che esse hanno ancora di creare rapporto tra gli esseri umani, e, forse, anche di cambiarli. Sfida vinta magnificamente, perché lo spettacolo tiene inchiodati alla poltrona senza accorgerci del tempo trascorso. Perché, senza determinare vincitori o vinti, lascia ciascun spettatore con una propria domanda, una propria riflessione, un pensiero in azione. Uno spettacolo che piacerebbe sicuramente a Papa Francesco.»
«Visto l'argomento della pièce – commenta invece Giulia Clai di 'Teatro.it' – ci si aspetterebbe un tedioso dramma filosofico, un compiacimento della retorica teologica. Invece siamo di fronte ad una commedia brillante, intelligente e leggera, che ci fa sorridere con domande serie, esistenziali. I due attori, Alessandro Haber e Alessio Boni, con grande empatia ci immergono pienamente nell'umanità fragile dei loro personaggi.»
organizzazione: Centro Servizi Culturali S. Chiara