L'altra Guerra

Mostra
[ Trentino Grande Guerra]

La mostra, curata da Cristina Zorzi e che ha potuto contare sulla collaborazione del Museo della Guerra di Rovereto e della Fondazione Museo storico del Trentino, racconta la prima guerra mondiale così come venne vissuta e descritta da nove persone: due falegnami, due contadini, un sacerdote, un operaio, un bambino, una donna della media borghesia romana, una contadina. Il primo conflitto mondiale irruppe prepotentemente nelle loro vite e in breve tempo ne frantumò le esistenze e le comunità di appartenenza: per queste persone nulla fu più come prima. Ed essi affidarono alla scrittura – ai diari personali, alle lettere e cartoline, alle memorie autobiografiche – il dissesto emotivo e il caos che stavano attraversando e vivendo.

Basandosi proprio su queste scritture, in gran parte conservate presso l'archivio della scrittura popolare di Trento (Fondazione museo storico del Trentino), si è voluto raccontare il dramma che scosse il mondo dall'estate del 1914 fino ai primi mesi del 1919, utilizzando un coro di voci - ognuna con il proprio timbro e la propria individualità - ma che, tutte insieme, attestano una complessa esperienza comune. A ogni persona è dedicata una specifica sezione della mostra: sono quindi raccontate nove storie di vita attraverso il dipanarsi degli avvenimenti personali e dei fatti di guerra; la “voce” dei manoscritti accompagnata da illustrazioni permette poi di entrare nell'intimità di queste nove persone, nelle loro scritture personali e private, ci consente di vestire i panni di chi c'era durante la guerra".

Non manca poi una corposa parte di inquadramento storico degli eventi e dei temi trattati: utilizzando testi descrittivi, grafici e mappe, immagini e fotografie, documenti e manifesti, libri e oggetti si racconta di mobilitazione, della Galizia, del trattamento riservato ai prigionieri, delle vicende legate alterritorio di Primiero, degli internamenti ed evacuazioni, dell'organizzazione delle cure mediche, della situazione delle donne, del problema della fame tra i civili, della costruzione dell'identità.

La cornice del racconto è costituita dalle valli dolomitiche (Primiero, Fiemme, Fassa) e dalla conca del Feltrino, ma le vicende di guerra sconvolgono i confini e ci conducono in Austria, in Sicilia, in Russia... e ci parlano di armi, trincee, sfollamenti, dolori, paure, bisogni, desideri... Infatti con il trascorrere dei mesi alle testimonianze dei soldati (la chiamata alle armi dell'agosto 1914 descritta da Antonio Rattin di Ronco nelle sua memoria autobiografica; le battaglie sul fronte orientale narrate nelle lettere indirizzate ai familiari da Simone Chiocchetti di Moena a partire dalla primavera del 1915 fino all'estate del 1916; la prigionia in provincia di Reggio Emilia vissuta nel 1916 da Francesco Zanettin di Tonadico) si affiancano le lettere dei profughi che raccontano di internamenti ed evacuazioni (si ripercorre la vicenda di Francesco Loss di Caoria, internato a Castel Vetrano in Sicilia nel 1915 poi profugo a Montevarchi nel 1916).

Il puntiglioso diario di don Enrico Cipriani, cappellano a Mezzano, permette invece di parlare delle vicende belliche che hanno scosso la valle di Primiero, in particolar modo dell'entrata in guerra dell'Italia, della ritirata austriaca e delle battaglie della Cavalazza.

La corrispondenza tra Domenica Lucian e il marito Pietro Zagonel, entrambi di Tonadico getta uno sguardo sulla drammaticità della condizione della donna che si ritrova a portare da sola il peso della famiglia; il diario compilato nel 1916 da Cesira Gualtieri di Roma, crocerossina volontaria che svolge il suo servizio prima a Belluno e poi a Imèr, descrive gli ospedali da campo e le condizioni dei feriti; i temi scolastici di Giuseppe Boschet, bambino di Lamen classe 1914, narrano invece con lucidità delle requisizioni e della terribile fame che colpirono la popolazione civile dopo la sconfitta di Caporetto del novembre 1917. Infine la sconcertante esperienza del reduce Giovanni Pistoia di Mezzano, internato ad Isernia fino al febbraio 1919, lascia presagire tutte le difficoltà della ricostruzione e le lacerazioni che ancora oggi dividono i trentini.

parte di: Il Parco in tasca

organizzazione: Parco Paneveggio Pale di San Martino