Le cose belle

Cinema

Italia, 2013
Tirolo originale: Le cose belle
Genere: documentario
Durata: 80'
Regia: Agostino Ferrente, Giovanni Piperno

Nel 1999 Fabio ed Enzo hanno dodici anni mentre Adele e Silvana ne hanno quattordici. Vivono a Napoli e, intervistati per un programma televisivo, mostrano il loro disincanto nei confronti dei miglioramenti che lo scorrere del tempo può apportare alla città e alle loro stesse esistenze. Tredici anni dopo, i quattro ragazzi possono tracciare un bilancio sui cambiamenti della città, raccontare le difficoltà della loro crescita e fare un confronto con la loro vita passata.
Le cose belle racconta di ragazzi e ragazze che non si arrendono, nonostante la disillusione. Ma nessun vittimismo, piuttosto un pragmatismo mai domo che della città sa cogliere gli aspetti speciali e il disincanto.

L'undicesima edizione della Rassegna «Social Film», promossa dal Centro Servizi Culturali S. Chiara, proseguirà giovedì 19 marzo con la proiezione del docu-film «Le cose belle», realizzato da Agostino Ferrente (che sarà presente alla proiezione) e Giovanni Piperno.  L'appuntamento e fissato per le ore 21.00 al Teatro “Cuminetti” di Trento.  

Il quarto appuntamento settimanale con l'edizione 2015 della rassegna «Social Film», promossa dal Centro Servizi Culturali S. Chiara, è in calendario per giovedì 19 marzo al Teatro “Cuminetti” di Trento. Sarà proiettato di produzione italiana, «Le cose belle», realizzato nel 2013 dai registi Giovanni Piperno e Agostino Ferrente, che sarà ospite in sala.

Il racconto prende le mosse da un precedente documentario realizzato dai due registi: Intervista a mia madre. Ne sono protagonisti Fabio, Enzo, Adele e Silvana: i due ragazzini hanno dodici anni, due di più le ragazze.  Vivono a Napoli ed esprimono davanti alla cinepresa il loro disincanto nei confronti dei miglioramenti che lo scorrere del tempo potrà apportare alla città e alle loro stesse esistenze.

Tredici anni dopo, i quattro giovani, ormai adulti, possono tracciare un bilancio sui cambiamenti della città, raccontare le difficoltà della loro crescita e fare un confronto con la loro vita passata. «Le cose belle» racconta di ragazzi e ragazze che non si arrendono, nonostante la disillusione. Ma senza alcun vittimismo; dimostrando piuttosto un pragmatismo mai domo che della città di Napoli sa cogliere il disincanto e gli aspetti speciali.

«L'esperienza umana di Silvana, Adele, Enzo e Fabio – scrive su Mymovies.it il critico cinematografico Marzia Gandolfi – si colloca nella dimensione reale, in una città che ha assunto i contorni inquietanti di un luogo in declino per le faide camorristiche, l'emergenza rifiuti, la crescita dell'immigrazione e le conseguenti dinamiche urbane, economiche, sociali e umane.  Le cose belle riflette allora sulla realtà sociale e culturale di Napoli, interrogando o facendosi interrogare da quattro ragazzi che volevano essere modelle, ballerine, cantanti o calciatori, magari sposarsi, magari avere un appartamento in centro o magari ancora tornare nella casa della prima infanzia. Volevano “tante cose belle”, quelle che si augurano alle persone congedandosi da loro, quelle che anche i napoletani pronunciano in italiano perché siano comprensibili e annuncio di buon auspicio. […] La camera non indaga in modo ragionato, ma istintivo, penetrando e risaltando le contraddizioni di esistenze provvisorie destinate presto a mutarsi nel grigiore dell'uomo adulto. »

Il documentario, dopo aver partecipato nel 2012 in forma non ancora definitiva al Festival di Venezia, ha vinto premi nazionali e internazionali: miglior documentario del 2013 al DOC/IT Professional Award; nastro d'argento 2014 nella cinquina dei migliori docufilm; Cariddi d’Oro al Festival di Taormina come miglior documentario dell’anno. E' uscito nelle sale nella sua forma definitiva nell’estate scorsa.

Giovanni Piperno, romano, ha lavorato nel cinema come aiuto e assistente operatore con registi quali Terry Gilliam, Martin Scorsese e Nanni Moretti. Nel 1992 ha cominciato a co-produrre e co-dirigere video e documentari fra i quali, nel 2011, Il pezzo mancante, sulla famiglia Agnelli.

 Agostino Ferrente, che il pubblico avrà occasione di incontrare giovedì al “Cuminetti” al termine della proiezione, è pugliese e a soli diciassette anni ha avuto l'occasione di vivere un'esperienza professionale all'estero, lavorando per alcuni mesi a Sydney per un programma radiofonico in lingua italiana dedicato agli immigrati italo-australiani. Tornato in Italia, è stato coordinatore editoriale di varie testate radiotelevisive per le comunità di italiani all'estero. Tra il 1997 e il 1998 ha avviato un sodalizio artistico con Giovanni Piperno, col quale ha realizzato in co-regia due documentari trasmessi in prima serata su RAI Tre: Intervista a mia madre e Il film di Mario. Da sempre appassionato di musica, ha creato, insieme a Mario Tronco degli Avion Travel, l'Orchestra di Piazza Vittorio, ensemble composto da una ventina di musicisti provenienti da altrettanti Paesi del mondo. Insegna regia alla Scuola di Cinema Documentario “Cesare Zavattini” di Roma.  

Giovedì 19 marzo la proiezione avrà inizio alle ore 21.00 e il pubblico potrà accedere al Teatro con un biglietto posto in vendita al costo di due euro.  

Costi

Ingresso € 2,00

parte di: Social Film

organizzazione: Centro Servizi Culturali S. Chiara