Mavka e la foresta incantata

Regia di Oleh Malamuzh, Oleksandra Ruban

Cinema

Nelle profondità delle terre ucraine c'è uno spicchio di mondo antico e remoto, con una storia che affonda le sue origini nel mito dei ricordi e nelle leggende dei racconti. Uno dopo l'altro si susseguono il Villaggio, la Montagna Oscura e la Foresta, vicini ma distanti, confinanti ma in conflitto. Una faida, quella tra gli abitanti del Villaggio e gli esseri della Foresta, nata quando il proprietario della segheria ha oltrepassato la Montagna Oscura che divide i due luoghi per chiedere aiuto al Guardiano della Foresta, per poi tornare con altri umani a disboscare e distruggere.

Il conflitto che ne è nato ha portato alla chiusura del passaggio tra i due mondi, all'isolamento dei due popoli, all'odio tra le genti. Ora, dopo tanti, anni, è il tempo di trovare un nuovo guardiano, e tra le possibili scelte c'è anche Mavka, una delle Anime della Foresta, dolce e gentile creatura che si innamora di Lucas, giovane abitante del Villaggio addentratosi nel suo mondo per trovare una cura alla malattia dello zio Leo. Ma su di loro incombono i piani della crudele Kylina, ultima erede del proprietario della segheria...

Mavka è la più recente rivisitazione di miti e storie locali, già portati sullo schermo da due film dei Dovzhenko Film Studios e un film animato del Kievnauchfilm.

È tutto molto chiaro quello succede in Mavka e la foresta incantata. Per bambini, ma non infantile; a carte scoperte, ma non banale; spettacolare, ma non superficiale. Frutto di una pianificazione cinematografica quinquennale, ogni sua componente estetica, narrativa e politica concorre in modo programmatico ad una resa che deve essere quella e soltanto quella. Non sembrano esserci fughe in avanti e sbandamenti (semi-controllati) come in un altro titolo che idealmente si pone lo stesso obiettivo retorico, cioè l'ultimo Classico Disney Strange World - Un mondo misterioso.

Al netto delle diverse magnitudini di budget e mete, il film di Don Hall e Qui Nguyen puntava a testa bassa sul portare al centro del discorso spettacolare i topos dell'ecologia, dello sfruttamento delle risorse, della sopravvivenza nostra e del pianeta che ci ospita, ma accettando di deragliare sull'impianto pulp, avventuroso, familiare. In Mavka e la foresta incantata, invece, ogni cosa è trattenuta perché tocca tenere a portata di mano - e di occhio - un altro livello.

Secondo titolo uscito fuori dalla forgia di Animagrad, braccio animato del colosso verticale ucraino FILM.UA Group, Mavka rappresenta un passo in avanti rispetto al precedente La principessa incantata (firmato da Oleg Malamuzh, qui alla co-regia con Oleksandra Ruban): mentre il film del 2018 era una mistura poco coesa di aspirazioni hollywoodiane e sentiment locale, questo secondo tentativo invece realizza a pieno lo scopo di tirare su un'animazione concepita e realizzata in Ucraina con ambizioni di portata internazionale.

E se La principessa incantata si nutriva del poema 'Ruslan e Ljudmila' di Puškin, ora si punta ancora di più sull'autarchia nazionale andando dritti al bersaglio grosso, cioè 'The Forest Song' di Lesja Ukraïnka. Pseudonimo letterario della poetessa e scrittrice Larisa Petrovna Kosac-Kvitka, vissuta a cavallo tra fine '800 e inizio '900, Ukraïnka è una delle figure che reggono lo spirito della terra ucraina: cantore del folklore locale, avversatrice dello zarismo, promotrice della lingua nazionale, la sua effige è apparsa su francobolli, monete, banconote, come anche sono dedicati a lei musei, teatri, doodle di Google e statue (una all'Università del Saskatchewan in Canada) - persino l'ex-primo ministro Yulia Timoshenko, per riavvicinarsi al popolo, iniziò a portare l'acconciatura tipica della Ukraïnka...