Odiare Medea. Il sogno del patriarcato

Teatro

Teatro

Di e con Giuliana Musso
Musiche Claudia Grimaz e Andrea Mazzacavallo
Produzione La Corte Ospitale

Approdata con Giasone a Corinto, Medea scopre nei sotterranei della reggia una tomba con i resti della principessa Ifinoe, primogenita di Creonte, vittima di un omicidio politico attuato per impedire che il regno ritornasse nelle mani di una donna. A causa di questa scoperta Medea straniera, donna di medicina e sacerdotessa diventerà suo malgrado oggetto di un’implacabile macchina del fango, di una feroce caccia alla strega che culminerà con il suo esilio. Quando la secondogenita di Creonte, Glauce, che ha stretto un rapporto di affetto con Medea, si suicida, la colpa ricade su quest’ultima. Un’accusa falsa e pretestuosa, che porterà tuttavia alla lapidazione dei suoi figli. Sarà la città stessa dunque, non la madre, a macchiarsi del delitto. 
Odiare Medea, ispirato al celebre romanzo di Christa Wolf, è uno studio teatrale in forma di lettura scenica prodotto appositamente per Pergine Spettacolo Aperto. È il racconto di una donna che non solo uccide i propri figli, ma diventa capro espiatorio sul quale riversare tutta la rabbia, l’odio, la paura di una società in crisi d’identità. Lo spettacolo prende spunto dalle tracce pre-euripidee del mito e lo colloca nel momento di svolta della storia umana, quando il patriarcato fermò con la violenza il progredire pacifico delle antiche società matrifocali. Da allora prevalgono modelli androcratici di convivenza, che si costituiscono attraverso rigide gerarchie di potere, utilizzano la forza come principio di giustizia, adorano un dio maschio che ha generato un figlio maschio, controllano e regolano la vita sessuale e riproduttiva, impongono la supremazia della ragione sui sentimenti, dell’anima sul corpo, dell’ideale sul concreto, del maschile sul femminile. Il sogno del patriarcato è un sogno di dominio assoluto in cui non hanno spazio l’“essere in vita”, la sua unicità e complessità. In questo sogno i figli sono tutti sacrificabili. 

Giuliana Musso riprende il suo precedente testo La città ha fondamento sopra un misfatto, e lo arricchisce dei contributi offerti da Riane Eisler, Maria Gimbutas, Fritjof Capra, Rosalind Miles e altri. Alla musica e al canto viene affidato il compito di tenere insieme una giostra di personaggi e racconti, di miti delle origini e chimere contemporanee con uno “stile osservato”, che tocca la polifonia e il contrappunto, mescolando il repertorio del melodramma italiano e i nazionalismi di fine Ottocento, sino a fremiti più attuali e pervasivi. 

Costi
  • 12 € Intero
  • 9 € Ridotto per over 65, universitari under 26

Acquista QUI  i tuoi biglietti


organizzazione: Pergine Spettacolo Aperto