Pasqua musicale Arcense LI Edizione

Musiche di Alessandro Scarlatti

Musica

Programma
Alessandro Scarlatti (1660-1725)
Mottetti per la Quaresima
Toccata in la maggiore (cembalo solo)
Miserere mei Deus Graduale in feria IV cinerum
Exaltabo te, Domine Offertorium in feria IV cinerum
Fuga (cembalo solo)
Ad Dominum dum tribularer Graduale in feria VI post dominicam II in Quadragesima
Domine, in auxilium meum Offertorium in feria VI post dominicam II in Quadragesima
Follia (cembalo solo, da Toccata per il cembalo d’ottava stesa)
Exsurge Domine Graduale dominica III in Quadragesima
Justitiae Domini Offertorium dominica III in Quadragesima
Laetatus sum Graduale dominica IV in Quadragesima (tiorba e cembalo)
Miserere mei Deus Psalmus in II Vesperis in Quadragesima
Note al programma
Alessandro Scarlatti, (1660-1725) fu uno dei più importanti rappresentanti della scuola musicale napoletana e il maggiore compositore d'opera italiano tra la fine del XVII e l'inizio del XVIII secolo. Formatosi a Roma, divise poi la sua carriera tra la città papale, cui destinò una parte significativa della sua produzione, e Napoli. Anche se non fu il vero e proprio fondatore della scuola musicale napoletana, ne risultò il rappresentante più illustre e più fecondo: il suo contributo, la sua originalità e la sua influenza furono essenziali, oltre che duraturi, sia in Italia che in Europa: egli infatti progettò la forma definitiva dell'aria con da capo (a-b-a), imitata in tutta Europa, inventò l'ouverture all’italiana in tre movimenti (con la successione veloce-lento-veloce), da cui sarebbe nata la sinfonia classica, e la sonata a quattro
parti, antecedente del quartetto d’archi. Compose inoltre anche molta musica vocale,dedicandosi in particolare alla cantata sacra e profana, genere quest'ultimo di cui fu maestro indiscusso, ma ai suoi tempi godette di grande reputazione anche nella musica sacra, un ambito in cui la sua produzione non è ancor oggi considerata in modo adeguato rispetto alla sua quantità e qualità: dieci messe, centoquattordici mottetti, le Lamentazioni per la settimana
santa. Lo stile sacro di Scarlatti si caratterizza essenzialmente per il suo eclettismo, che tenta di unire lo stile antico della polifonia tradizionale, basato sull’imitazione severa, alla retorica barocca degli affetti, che poneva una forte urgenza espressiva, attraverso l’uso di intervalli arditi e successioni armoniche insolite e particolarmente icastiche, come dimostrano i brani del programma di questa sera, tratti per lo più dai Mottetti per la Quaresima. Conservati in un
manoscritto del Museo Civico Musicale di Bologna, sono proposti qui nell’accurata trascrizione curata da Nikos Betti. Benché la loro attribuzione al compositore non sia del tutto sicura, la loro notevole vicinanza stilistica ad altre opere sacre dell’autore rende molto probabile per non dire quasi certa la paternità scarlattiana. I mottetti del programma, tranne l’ultimo, sono tratti dal proprium missae (cioè la serie dei testi e dei brani specifici di ciascuna celebrazione liturgica) di alcune celebrazioni del periodo quaresimale: il quarto giorno dopo le Ceneri, il sesto dopo la seconda domenica di Quaresima, la terza e la quarta domenica di Quaresima, mentre l’ultimo brano, il celeberrimo salmo L, ossia il Miserere, pur essendo previsto anche nei vespri della Quaresima, è presente anche in altre liturgie. I brani sono
disposti a coppie, rappresentando il primo il Graduale, il secondo l’Offertorio della liturgia, collegati dalla stessa modalità o tonalità e dunque dallo stesso affetto, cioè dall’emozione e dal clima emotivo che intendono esprimere: la prima coppia è nel primo modo / re minore, la seconda in do minore, la terza in re maggiore, mentre il Graduale Laetatus sum e il Miserere a due cori non fanno parte del corpus sopraddetto. Il primo rivela come i precedenti grande
sapienza polifonica, debitrice dello stile antico di impronta palestriniana, anche se la combinazione dei tre temi ben individuati e distinti fa presentire la polifonia barocca e verrà ripresa anche dagli autori classici, come Mozart nel bellissimo salmo Misericordias Domini. Nel Miserere, che torna al tono severo e all’affetto patetico come i brani iniziali, i due cori dialogano tra loro in responsione, unendosi solo nella solenne conclusione del brano.