People, places and things

Teatro

PEOPLE, PLACES AND THINGS
Di Duncan MacMillan
Regia di Pierfrancesco Favino
con Anna Ferzetti, Betti Pedrazzi
Traduzione Monica Capuani e Pierfrancesco Favino
Le cose , i posti , le persone che abbiamo incontrato nella nostra vita sono le pietre miliari del nostro viaggio su questa terra .
Possono rappresentare momenti cui torniamo con gioia o che facciamo di tutto per dimenticare ma di certo racchiudono delle parti di noi , della nostra memoria , che a volte abbiamo paura di affrontare.
Questo testo parla di tutto ciò che facciamo per evitare di guardarci dentro , di tutto quello che usiamo per farlo e di come sia possibile una volta toccato il fondo rinascere se ci prendiamo cura delle nostre ferite." Pierfrancesco Favino

Lo spettacolo racconta in modo intenso e frammentato il percorso di recupero da dipendenze, mescolando il dramma personale a elementi metaforici e teatrali. La storia ruota attorno a Emma (che in seguito rivela il suo vero nome, Sarah), una donna afflitta da alcolismo e tossicodipendenza, che si trova in un centro di riabilitazione dove partecipa a gruppi di terapia. Emma lotta contro la dipendenza insieme agli altri membri del gruppo (tra cui personaggi ironici come Mark, Paul e altri), condivide le proprie esperienze dolorose, i fallimenti e le difficoltà di uscirne. Emma/Sarah è costantemente divisa tra il personaggio che interpreta e la sua vera identità. La sua difficoltà a riconoscere se stessa, a volte vedendosi come la protagonista del “Gabbiano di Cecov”, riflette il conflitto interiore
tra la maschera sociale e il dolore reale. Attraverso le sessioni di gruppo della protagonista, lo spettacolo mette in luce sia il potere catartico della condivisione sia le tensioni, le resistenze e i momenti di crisi che si manifestano quando si cerca di abbandonare vecchi schemi comportamentali.
Lo spettacolo suggerisce che la vita stessa può essere vista come una performance in cui i ruoli, le maschere e la recitazione influenzano la percezione della realtà. Lo spettacolo racconta momenti di confronto emotivo e scontri verbali: Emma è resistente a partecipare al gruppo di recupero, esprime rabbia e frustrazione, e si confronta sia con i terapeuti che con i membri del gruppo. Le dinamiche familiari emergono con forza, in particolare nel rapporto conflittuale con i genitori, che rappresentano il passato doloroso e i legami non risolti. Attraverso dialoghi intensi e momenti di profonda vulnerabilità, la protagonista si svela, alternando momenti di disperazione a istanti di presa di coscienza e desiderio di cambiamento. Nonostante le difficoltà, il gruppo di terapia diventa uno spazio dove si cerca di superare il senso di impotenza, di rinascere, accettando le proprie fragilità e abbracciando il presente. Verso la fine, Emma tenta di mettere in pratica le lezioni apprese, culminando in una sorta di performance sul palcoscenico che simboleggia il suo risveglio spirituale e la consapevolezza del valore della vita. In sintesi, il copione è un ritratto crudo e poetico della lotta interiore e della rinascita personale, dove il confine tra vita e rappresentazione si fa sottile e l’unico modo per proseguire è abbracciare il caos e dire "sì" alla vita, nonostante le incertezze e le ferite del passato.

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