Silvia Calderoni / Ilenia Caleo - The present is not enough (primo baluginìo)

Incontri e convegni , Laboratorio

Ho visto un documentario su un polpo. breve. degli anni sessanta. la voce parlava
francese, capito poco, nulla direi. ma aveva un andamento terrorifico, da horror.
sussultavo ad ogni attacco di frase. il polpo aveva la granulosità metallica della pellicola
in technicolor. per via della voce narrante, e anche della sonorizzazione, sembrava un
assassino. si muoveva, pericoloso, sui fondali, tentacolare. vischioso. ma del resto era un
polpo, faceva il suo lavoro. chissà, se era sempre lo stesso polpo. me lo chiedo spesso,
quando guardo i documentari. se il polpo di cui seguiamo le vicende, la leonessa
acquattata, il coleottero melolontha siano sempre lo stesso polpo la stessa leonessa lo
stesso coleottero. o non siano individui diversi, ripresi in momenti e magari anche in
luoghi diversi. sarei in grado di distinguerli l’uno dall’altro? e che cos’è, che sappiamo
distinguere con certezza?

Uno stato di eccitazione senza nome che carica l’ambiente, / che diventa uno
struggimento, / che sprofonda nel buio della notte, una notte tumultuosa, un’intimità
tra sconosciuti, / e i denti marci, Wojnarowicz che si vuole suicidare, il buco di eroina /
e ancor tuttx nel tremore nel sole, / poi l’imprevisto, qualcosa di repentino / il baluginio
dell’acqua, del fiume, che ci fa intravedere, solo per un attimo / e c’è anche la possibilità
della paura, con il suo rischio e la sua adrenalina / chiudere gli occhi, diventare solx / e
poi ritrovarsi nel mucchio, in un tutto pieno della massa dei corpi / quella gioia
estenuante. I disturbi della memoria, la memoria può essere solo disturbata – proprio le
interferenze, i buchi. La solitudine, ma forse al plurale: le solitudini – molto spazio vuoto
attorno a un corpo. Un’estetica del collasso, l’outdoor privo di regole. I battuage.
Scriviamo di un’utopia dei corpi di cui non abbiamo esperienza – a cui (noi) non abbiamo
accesso. Di un desiderio struggente di essere moltx, di un baluginìo di futuri possibili,
tutti mescolati, aggrumati insieme.
D.W. in un suo lavoro cuce insieme due pezzi di pane raffermo, con un filo rosso. Per
rifare l’intero, impossibile – l’intero manca. Per fermare la vita, dilazionare la morte.
O forse potremmo buttare tutto alle ortiche. Sono fortunate le ortiche. Hanno tante idee
scartate di cui nutrirsi.