Workshop di Danza Butô

Danza

Il Butô mi appare, come l’avvenimento dell’incontenibile mobilità. Mobilità attraverso la quale il corpo sembra di arrivare a danzare finalmente la sua legge. Una legge che rimane inespressa, rimossa e oculta nel presente della stessa memoria attiva del corpo: nei tendini-freni, nei muscoli-acceleratori, nelle neuroni-propulsivi.(...) Il Butô che conta i passi e spande le forze e trace, gesti e tensioni, muovendosi sopra il margine sottile d’una crisi inestinguibile, d’un’ansia pelegrina determinata dal senso d’immediatezza irreversibile del buoto, come afferma Yoghito, figlio del grande maestro, Kazuo Ôno. Le figure che danzano non sembrano degli inviati o che vengano a significare niente. Loro vengono, vanno, sembrano essere dell’etnia dei pelegrini -esiste?-, o direttamente potrebbero essere vie, vicoli, ponti dell’umano, mutanti; o giustamente parole, gesti e composti che svordano dai limiti di tutte le danze fissate e
attraversano i confini dei mondi verso di noi, insinuandosi tra le faglie, i pozzi, le ferite, i cespugli, le crepe, gli interstizi, e impalcature abbandonate.
GNISCI, Armando; “Accostamento occidentale al Butô”; Poetiche dei mondi. Ed. Meltemi,1999.

Questo corso vuole proporre, cosí come esplicita il titolo del texto di Gnisci estratto qui a modo di íncipit, un accostamento alla danza butô. Una danza, che nacque in Giappone negli anni 60 come bisogno di riaprire una via di conoscenza. Un atto di riappropiamento e riscoperta di se stessi e del mondo attraverso l’istinto dei sensi, dello stomaco, dei pori della pelle, de l’elasticitá dei muscoli e la forza di sostentamento delle ossa. Takeshi Hijikata e Katzuo Ôno, considerati i due primi grandi maestri, iniziarono ingenui e provvocanti una crisi culturle -che continua essendo necessaria ancora oggi e qui- con i movimenti liberi dei suoi corpi nudi e bianchi. Questi maestri cominciarono a danzare il suo mal essere per il fatto di, come oggetti sociali, essere stati presi, invasi e “colonizzati” dalle regole culturali gestite dai poteri fattici. Strutture rigide e previsibili (previste) che ci vengono imposte da l’esterno, come se
fossero delle parole, dei linguaggi aprioristici, che ci preesistono fossilizati in un senso unico diventato vuoto. Discorsi ripetutti fino all’estenuazione, diventati abitudinari, che limitano e semplificano l’essere umano fino a portarlo all’alienazione, alla meccanica inconscia di uno schema di movimenti sempre più ridotti fino a una sterile immobilità. Cosi loro cominciarono a danzare il dolore del essere sposessati di se stessi, fuori dal mondo, per riaprire le porte alla molteplicità unica di codici diversi, in quanto ogni uno di noi –in quanto essere che si muove è quindi un essere danzante- ha il suo proprio.
Il Butô, più che uno stile di danza, è una forma di gustare l’essenza della vita e di trasmetere la sua importanza. Aprire il corpo verso alla sua natura originale. Rissalire la corrente verso le profondità di noi stessi. Uscire verso di noi. Gioccare.Urlare.Essere. Libertà e identità, sono forse i due grandi motori che avviano la concezzione del movimento butoniano, in quanto, è attravverso un percorso di progressivo spogliamento, un atto lento e faticoso di tirare giù le maschere, che ci permette di ricominciare daccapo, dal neutro che ci accomuna, che ci rende uguali. In questo modo si comincia un processo di “disapprendimento”, diventare sconosciuti, strani e stranieri per cercare di disattivare i meccanismi della raggione. Quell’atteggiamento tipicamente occidentale del dover giudicare, interpretare tutto e tutti a qualsiasi costo. Aprire, sperimentare una ermeneutica comparatistica dell’essere partendo da uno stato d’uguaglianza, in una complice armonia disarmonica con tutto quello che è altro, sentire e andare al di là dei propri limiti, anche grazie a l’incontro con l’altro.

85 euro (10 ore di corso)
Minimo 6 iscritti - Massimo 12 iscritti

Per informazioni e iscrizioni:
Paola e Soledad
Compagnie Teatrali Unite
Centro Teatro del Comune di Trento
Progetto Politiche Giovanili
Via degli Olmi, 24 - San Bartolomeo - Trento
Tel. segreteria: 0461-934888 (lun 9.30/13.30, mart e giov. 15/17)
Cell. 346-6248901
e-mail: compagnieteatraliunite@yahoo.it
web: www.trentogiovani.it


organizzazione: Compagnie Teatrali Unite