Workshop with Hartmut Rosa

If Acceleration is the Problem, Resonance May Be the Solution.

Incontri e convegni
Costi

Molte persone oggi hanno l’impressione che il ritmo delle loro vite sia insostenibilmente veloce e che questo soffochi la loro spiritualità. È una convinzione fondata? E si può fare qualcosa in merito?
Il Centro per le Scienze Religiose di FBK ha invitato uno dei massimi esperti mondiali di accelerazione sociale a discutere il tema. Il workshop rientra tra le attività della nuova linea di ricerca del Centro: “Spiritualità e stili di vita”.

La questione:

1) Le società moderne possono essere definite sulla base del loro modello di stabilizzazione, che è dinamico. Ciò significa che devono crescere, accelerare e innovare solo per mantenersi in piedi, cioè per riprodurre lo status quo nell’attuale struttura socio-economica. Questo vale per le società moderne in ogni angolo del globo oggi e per le nazioni occidentali sin dal XVIII secolo.
2) Questo modello di stabilizzazione dinamica e la conseguente logica dell’escalation generano le loro specifiche forme di instabilità: quanto più il sistema persiste, tanto più difficile diventa la sua conservazione. La cosa diventa ancora più evidente da una prospettiva temporale: siccome il tempo non è estendibile e può essere solo compresso, sulla scarsità temporale (che è al cuore dell’accelerazione sociale) finisce per concentrarsi tutta l’attenzione sociale. In effetti, l’essenza della stabilizzazione dinamica può essere reinterpretata in termini di accelerazione sociale.
3) L’accelerazione sociale crea inevitabilmente problemi di de-sincronizzazione, che diventano sempre più acuti mano a mano che la modernità avanza. Perciò, le quattro principali crisi del nostro tempo possono essere comprese adeguatamente come crisi di de-sincronizzazione. Emerge così la loro interconnessione: in ultima istanza, sono tutte patologie di accelerazione e dinamizzazione. Il che, a sua volta, fa supporre che tali crisi non potranno essere risolte a meno che le società moderne non adottino un differente modello di stabilizzazione (che, incidentalmente, le renderebbe autenticamente “post-moderne”): devono adottare, cioè, un modello che renda possibile la crescita, l’accelerazione e l’innovazione, quando sono socialmente e culturalmente desiderabili per il raggiungimento di un certo fine, ma che non richieda un’escalation al solo scopo di mantenere lo status quo. Una società che rinuncia alla crescita, evidentemente, è una società capace di crescere, accelerare e innovare nel caso in cui un cambiamento socio-economico, culturale o ecologico dello status quo venga considerato necessario o desiderabile (ad esempio per superare una forma di scarsità o per combattere una malattia), ma che non dipende dall’escalation ai fini della riproduzione sistemica, cioè per preservare lo status quo in quanto tale. La mia ricerca ruota proprio attorno a questo obiettivo: tracciare l’identikit economico, politico e culturale al momento ancora ignoto di una simile società che sia liberale, democratica e pluralista nel suo tessuto culturale, ma si sia lasciata alle spalle il totalitarismo sociale dell’escalation.
4) Un modello alternativo di stabilizzazione che sia allo stesso tempo moderno (cioè democratico, pluralista e liberale), ma indipendente dalla crescita e dall’escalation per la sua riproduzione, richiede una nuova definizione culturale della vita buona, una nuova unità di misura della qualità della vita. Con l’idea di risonanza ho cercato di introdurre uno standard del genere e giustapporlo a due forme di alienazione. Alienazione e risonanza, nella mia prospettiva, descrivono differenti modelli di relazione tra l’io e il mondo, e un cambiamento di modello in questo ambito potrebbe rappresentare il primo e decisivo passo in qualsiasi tentativo di bloccare le infinite spirali dell’escalation e realizzare un mondo migliore.

L'incontro si svolgerà in lingua inglese


organizzazione: Fondazione Bruno Kessler