Castel Vasio

Si ha menzione del maniero a partire dal 1237, quando viene concesso da Egnone II, cugino dei conti d’Appiano, a Bertoldo da Cloz. Recentemente restaurato, il maniero è aperto al pubblico

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 Considerazioni generali

Il progetto di restauro che si sottopone agli Enti per l’approvazione ha per oggetto il Castello di Vasio, una costruzione di impianto a prima vista regolare – grosso modo un quadrato di 13 x 13 metri – alto in media una decina di metri alla gronda. Come vedremo, però, essa è una costruzione polimorfa e di complessa formazione.

Il progetto che, per consuetudine definiamo di “restauro”, prendendo atto dell’identità del manufatto cosi come oggi ci pare , prefigura un’azione di miglioramento delle condizioni strutturali (zona orientale del terreno di fondazione) ed in generale di tutti gli elementi costruttivi; al contempo prevedendo il recupero pressoché totale di infissi interni ed esterni, rivestimenti interni in legno, e pavimenti; e programmando lo scoprimento dei primitivi strati di intonaco.

Più precisamente, quindi, parleremo di intervallo di conservazione con i necessari – comunque minimi-  adeguamenti distributivi che l’uso oggi richiede.

Insieme al corpo principale di cui si è detto, sono oggetto di intervento sia l’ampio fabbricato del rustico, ad ovest, sia la piccola corte interna su due livelli (uno corrispondente all’attuale accesso carrabile, l’altro, più alto, al portale di ingresso del Castello).

Identità del complesso ed autenticità della sua struttura materia, costituiscono i limiti concettuali ed operativi dell’intervento.

Come si vede infatti, niente viene, a priori, messo in discussione, né secondo giudizi estetici, né secondo parametri storci; cosicché si limitano le richieste di sacrificio a ciò che assolutamente non risponda ai requisiti minimi in termini di solidità e quindi di sicurezza; oppure, come s’è detto, risulti essere di impedimento a ragionevoli adeguamenti.

In sintesi, a restauro ultimato, il Castello dovrà apparire più solido ma non ringiovanito, meno trasandato ma non più elegante : costruzione e storia dovranno continuare ad essere un tutt’uno, ove i tempi diversi denoteranno il tempo del tutto e, ci si augura, l’insieme potrà venire compreso senza inutili esibizioni di elementi testimoniali.
Note di storia

La prima, ed esauriente, iconografia ci è restituita dal “codice Brandis” (1615-18) nella quale il Castello è visto da ovest; il complesso vi risulta pienamente strutturato secondo un’articolazione che era andata conformandosi a partire dagli anni a cavallo tra i secoli XII e XIII, allorché venne edificata la torre (il mastio) in pietra con annessa (lato ovest) camera di ingresso a ponte levatoio, quasi certamente sul luogo di una preesistente torre di legno longobarda risalente al secolo precedente costruita sul punto più alto del dosso, certamente isolata e probabilmente circondata  da una palizzata.

Alla torre in pietra vennero successivamente aggiunti corpi di fabbrica che, progressivamente, la inglobarono su tre lati (nord escluso) andando a configurare una solida e ben strutturata costruzione a “U” con merlature (seconda metà del Cinquecento). Il complesso ospitava, all’interno del braccio ovest, l’ingresso e la “camera d’assedio”; nella zona sed-est la residenza, mentre staccati erano stati costruiti una torre cilindrica (sud-ovest) della quale non abbiamo ulteriori notizie neppure relative al momento della sua demolizione, ed un fabbricato corrispondente all’attuale rustico.

Dal 1561 al 1878 il Castello risulta essere di proprietà della famiglia D’Arisio che a più riprese lo consolidò ( come attestano anche le iscrizioni a lapide sulla muratura orientale); è della metà dell’Ottocento un'altra iconografia ( una stampa di Johanna Von Isser)  che raffigura il castello visto da nord, nella quale la torre, il corpo a “U” ed il “rustico” appaiono sostanzialmente immutati rispetto a ciò che erano tre secoli prima.

Un immagine fotografica (lastra al collodio dell’unterveger) del 1885 documentata lo stato della costruzione dopo che un incendio, sul finire dell’Ottocento lo aveva gravemente danneggiato; la torre appare infatti priva della copertura, mentre il corpo ovest della “U” pare ridimensionato.
A cavallo tra otto e novecento, infine, la sommità della torre venne demolita, insieme con i resti del corpo ovest della costruzione ad “U”, ed il tutto venne coperto, da un tetto a quattro falde impostato al livello della linea di gronda di quest’ultima.
Oggi il Castello (rustico escluso) è costituito, planimetricamente, dalla torre in pietra e dai 2 corpi superstiti (est e sud) della “U” (restano tracce di murature e di aperture del braccio ovest crollato nell’area rialzata della corte antistante l’ingresso al castello).
L’iconografia del “codice Brandis”, ancor più che le successive, ci aiuta anche a comprendere lo stato attuale che, aldilà delle evidenti e gia descritte perdite ha mantenuto nel tempo una sua identità ( come insieme di sito e di edificato), oltre ad alcuni elementi costruttivi significativi quali le merlature seppur tamponate, la conformazione delle coperte, e curiosamente, il piccolo corpo sporgente a baldacchino sulla facciata del corpo ovest (crollato come gia detto), singolarmente riproposto in forma di poggiolo sulla parete retrostante (l’attuale facciata esterna principale).

Riguardo alle proprietà succedutesi nel tempo, secondo le fonti bibliografiche più accreditate, fu feudo dei conti di Appiano fin dal XIII secolo e la “Famiglia de Vasio”, ministeriale del vescovo, che custodiva il castello si estinse nel 1445. Successivamente il vescovo Giorgio di Hack diede Vasio in feudo ai fratelli (1450) che a loro volta lo vendettero a Giorgio Trapp ( la rocca probabilmente venne restaurata per ospitare il capitano e la guarnigione).

Nel 1518 i Trapp la cedettero a Baldessare di Castel Cles, fino al 1530, allorché fu ceduta a Giovanni Antonio Di Castel Ma losco che nel 1561 lo cedettero ad un conte D’Arisio il quale aggiunse al nom3e di famiglia quello di Vasio: Il castello che minacciava rovina, venne solo restaurato ma restaurato e ampliato in residenza e successivamente restaurato a più riprese come attestano le epigrafi sui fronti est e sud (“Già cadente mi sostiene Antonio conte D’Arisio”; “Già cadente mi sostiene conte Felice D’Arisio 1761”). Nel 1878 i conti D’Arisio lo vendettero a Battista Rizzi.
Il sito geografico

Castel Vasio è situato nell’ alta Val Di Non in Comune di Fondo; , è costruito su un dosso ripido ai cui piedi scorre il torrente Novella nel punto dove viene attraversato da un ponte importante gia nel medioevo. Geologicamente si tratta di un terreno morenico alluvionale. Le mappe geologiche definiscono tale tipo di terreno “scaglia rossa” con diffusione in superficie di argillite rossastra.

Dal punto di vista ambientale  si ritiene di poter dire che si sia mantenuto inalterato il rapporto del castello col sito naturale circostante, anche grazie alla conformazione del dosso che non potrebbe consentire altro che presenza di vegetazione.

Ai piedi del dosso, invece , appena prima dell’imboccatura del sentiero che sale lungo i versanti est e sud, fino all’attuale ingresso alla corte, è stata di recente realizzata una struttura di una certa consistenza ad uso di allevamento bovini con annessa residenza dei proprietari dell’azienda; presenza che certamente non ha prodotto una modificazione migliorativa delle condizioni del sito che, comunque, anche per la tipologia dell’insediamento produttivo non ne è stato seriamente danneggiato.

Va detto, inoltre, che sul versante sud dal castello tutt’ora si domina la valle perfettamente intatta ( e cosi pure sul versante nord); altro discorso per il versante ovest che guarda, in lontananza, verso una zona che, seppure non densamente urbanizzata, è stata comunque in parte alterata dalla presenza di ingombranti strutture legate alla produzione e alla raccolta delle mele.

La posizione alta ed isolata della costruzione ne conferma comunque, ancora oggi i caratteri di residenza fortificata, non troppo distante cioè dalle visioni iconografiche di cui abbiamo testimonianza.
Lo stato attuale

Castel Vasio è da tempo disabitato; da quando l’ultima anziana residente, che peraltro lo occupava soltanto in parte, ha deciso di trasferirsi in paese.

Anche per essere stato a lungo sotto utilizzato, esso ha accumulato, nel tempo (gli ultimi cinquant’annì, perlomeno) una notevole quantità di difetti (strutturali, matrici, di finitura e di superficie) che, di fatto, oggi denotano uno stato di fatto notevolmente degradato, al limite dell’irreversibilità generale. Soltanto in parte ha arrestato il processo di deterioramento progressivamente acceleratosi negli ultimi tempi, una modesta azione manutentiva quotidiana che l’attuale proprietario va conducendo nei limiti, appunto, dalla propria manualità; ma che ha consentito alla costruzione, perlomeno , di prendere aria, di essere puntellata nei punti maggiormente critici, di essere con la riparazione di qualche assito o la ricollocazione di qualche tegola mancante, di essere liberata da macerie accumulatesi nel tempo, e soprattutto, dalla vegetazione infestante (ma come le condizioni del tetto del castello restano comunque molto preoccupanti).

Ciò premesso, comunque, il castello non può essere oggi considerato abitabile; dal momento che, seppure ne volesse ipotizzare un uso a livello minimo, mancherebbe non solo di impiantistica elevata, ma anche abbisognerebbe di una revisione completa dei serramenti, di una sistemazione delle pavimentazioni, alla ricostruzione del tetto; oltre a richiedere attenzione per quei disesti strutturali assolutamente da non sottovalutare che, storicamente, richiesero plurimi interventi di soccorso ( soprattutto sulla muratura del versante orientale). Discorso ancor più impegnativo per la struttura del rustico, come gia si è detto.

Nonostante tutto, però, si ritiene che l’insieme  “Castello- corte- rustico” ed il dosso di sua pertinenza, possano essere riabilitati con un intervento di consolidamento, di conservazione e di parziale innovazione ( nei limito e secondo i principi del Restauro sopra esposti).