Chiesa di Santa Maria Maggiore
Fin dalla fondazione di Tridentum, l’area di Santa Maria Maggiore è sempre stata utilizzata per ospitare importanti edifici pubblici
Fin dalla fondazione di Tridentum, l’area di Santa Maria Maggiore è sempre stata utilizzata per ospitare importanti edifici pubblici. Verso la fine del I secolo d.C. infatti viene edificato quello che, secondo i resti archeologici rinvenuti, è stato interpretato come l’impianto termale pubblico. Le terme sono un complesso di edifici molto importanti nella città romana, in funzione sia della cura del corpo, che luogo di incontro e di socializzazione.
Le tracce che restano sono solo quelle dei tre lati di una grande vasca (natatio) , dei collettori idrici di adduzione e scarico delle acque per riempirla, di una seconda vasca più piccola che conserva ancora un lacerto di rivestimento marmoreo parietale e allettamenti in malta impermeabile (cocciopesto), e alcuni materiali che facevano parte dell’arredo degli ambienti. Si tratta di una grande quantità di tessere in pasta vitrea in sfumature che vanno dal blu, al verde, usate per i rivestimenti, oltre a frammenti marmorei, lastre, cornici architettoniche e alcuni elementi di statue che decoravano le nicchie. I frammenti di decorazione architettonica sono stati datati, su base stilistica, al II secolo d.C. e realizzati con marmi pregiati: il Pavonazzetto (Marmor Phrygium) proveniente dalla Frigia, una regione dell’odierna Turchia; il Cipollino (Marmor Carystium) estratto dall’isola di Eubea, in Grecia; il Proconnesio (Marmor Proconnesium) dall’isola del Proconneso nel Mar di Marmara ed il nostrano marmo di Carrara (Lunense).
Marmi e mosaici sottolineano la presenza di un’architettura riccamente decorata, anche da sculture, come sembra evidenziare una testina femminile in una varietà di marmo pario, raffigurante una divinità o una ninfa, priva del volto,ma realizzata con grande accuratezza, datata alla prima epoca imperiale (fig. 21). Grazie agli elementi di decorazione architettonica, si è potuto capire che l’impianto ha conosciuto una nuova monumentalizzazione intorno al II secolo d.C., quando tutto l’abitato è interessato da una crescita urbanistica.
La vita delle terme pubbliche di Trento dura almeno fino alla fine del IV-V secolo d.C.; la vasca viene ripavimentata con lastre in calcare, le canalette che fornivano l’alimentazione idrica vengono dismesse, e la piscina inserita in uno spazio aperto lastricato, nel quale è reimpiegata anche una base di altare funerario con bucrani e rosette della fine del I secolo a.C. (fig. 22), proveniente da una vicina necropoli. La sua funzione cambia radicalmente e prelude al definitivo abbandono dell’impianto, sul quale sorgerà la prima ecclesia.
Alla metà del V secolo l’intera area è in abbandono; la vasca, spoliata del suo rivestimento, è interrata. Sul limite ovest, buche di palo, tracce di un focolare e resti di vasellame da cucina indicano la presenza di una capanna, che attesta la destinazione funzionale ad uso domestico del sito; da questo momento ha inizio lo smantellamento sistematico del complesso termale.
Questa fase intermedia, che vede l’area libera da edifici pubblici, ha durata piuttosto breve; molto presto la costruzione dell’edificio religioso modificherà in maniera irreversibile l’assetto di questa zona della città.
Maria Teresa Guaitoli, Andrea Valmori