Laboratorio di restauro storico artistico
Attraverso la struttura, la Soprintendenza opera interventi in diretta amministrazione su opere la cui delicatezza conservativa richiede conoscenze approfondite e metodologie interdisciplinari
“Medicare” i beni di interesse storico-artistico significa saper utilizzare le più aggiornate tecniche analitiche per comprendere a fondo le vicende conservative del manufatto e individuare la miglior “cura” dei danni apportati dal tempo o dall’uomo, contrastati grazie a uno stretto intreccio di abilità tecniche e conoscenze scientifiche.
È quanto accade nel Laboratorio di restauro storico-artistico della Soprintendenza per i Beni culturali, ubicato al pian terreno di Palazzo Tambosi in via San Marco a Trento. Attraverso la struttura, la Soprintendenza opera interventi in diretta amministrazione, a cura del personale interno (storici dell’arte, architetti, chimici, restauratori), su opere la cui delicatezza conservativa richiede conoscenze approfondite e metodologie interdisciplinari. Molto intensa è inoltre l’attività di progettazione o controllo dei restauri su beni mobili condotti da terzi sul territorio provinciale.
In collegamento con le necessarie ricerche bibliografiche e d’archivio, tutte le più aggiornate tecniche analitiche – radiografie, osservazione mediante spettrometro a fluorescenza, riflettografia all’infrarosso, indagini chimico-stratigrafiche, analisi xilologiche e dendrocronologiche dei materiali lignei – vengono messe a frutto per comprendere a fondo le vicende conservative dei più svariati manufatti storico-artistici e demoantropologici e circoscrivere i fenomeni di alterazione e degrado, anche in collaborazione con le Università e i migliori centri di ricerca sul territorio nazionale.
Tra le numerose tipologie di beni oggetto di restauro si contano arredi, pitture murali, dipinti su tavola, su tela, su rame, su pietra e su cuoio, sculture lignee policrome e lapidee, stucchi, gessi, maioliche, bronzetti e opere di oreficeria; vengono inoltre effettuati interventi di manutenzione di materiali fotografici di interesse storico-artistico e su cimeli della Grande Guerra.
Assolutamente preziosa si rivela la sinergia tra i restauratori e gli storici dell’arte della Soprintendenza: grazie a questo dialogo costante, i materiali “sofferenti” sono riportati a nuova leggibilità, ed opere sottovalutate o del tutto ignorate proprio per il loro cattivo stato di conservazione recuperano il loro spessore storico-artistico, non di rado con nuove attribuzioni, datazioni, individuazione di committenti e vicende collezionistiche.
a cura di Ufficio per i beni storico-artistici