Arte

Notturno, loggia del Romanino [ Archivio fotografico Castello del Buonconsiglio Monumenti e collezioni provinciali – tutti i diritti riservati- ”]

Arte trentina o arte in Trentino? La domanda non è oziosa per un territorio la cui storia artistica fu scritta in modo non episodico da personalità forestiere, mentre molti dei migliori artisti locali svolsero la loro attività fuori patria, in cerca di maggior fortuna. Il “Trentino” peraltro è un’entità recente, che nella sua articolazione geografica non coincide né con il principato vescovile di età medievale e moderna, né con l’ambito diocesano, più volte modificato nel corso dei secoli.

Circostanze che contribuiscono a spiegare la complessità di relazioni sottintesa dall’immagine di una terra di frontiera, in bilico tra due mondi, che ricorre negli studi come negli scritti dei viaggiatori, pronti a cogliere i caratteristici intrecci tra la cultura figurativa italiana e quella transalpina tedesca. Così, le sobrie realizzazioni artistiche romaniche dei primi secoli dopo il Mille vanno ricondotte principalmente a maestranze padane, mentre la lunga stagione gotica, testimoniata dal fiorire della scultura lignea e da grandi cicli pittorici di carattere sacro e cavalleresco, accoglie importanti apporti austro-boemi accanto ai modelli veneto-lombardi del Trentino meridionale.

Nel secolo del Concilio, Trento si trovò al centro della scena europea, sotto la regia di abili principi vescovi come Bernardo Cles e i Madruzzo. Ma non tutta la storia e la vita del territorio possono essere comprese dal punto di vista della grande politica internazionale. Per tutta l’età moderna, l’ambiente montano favorì la sopravvivenza del particolarismo medievale dei castelli, delle piccole città, dei comuni rurali: nella “terra all’Adige e fra i monti” perdura l’antica dialettica, a volte aspra, sempre vivace, tra centro e periferia. Anche in campo artistico la grande apertura clesiana alle forme rinascimentali, con la presenza a Trento di Fogolino, dei Dossi e del Romanino, si scontra con sopravvivenze gotiche e formule popolari, dialettali, specchio fedele della committenza valligiana nella schietta impronta rustica e devozionale. Spesso sarà direttamente il barocco ad aggiornare le preesistenze tardogotiche al nuovo gusto spettacolare, che trionfa, a livello colto, nella grande stagione dell’altaristica, in contatto con Roma e con le grandi corti europee. Il Settecento, che vide tra l’altro l’affermazione di una scuola pittorica locale in val di Fiemme, segnò la conclusione della secolare esperienza del principato vescovile.

Con l’inserimento del “Tirolo italiano” nell’Impero d’Austria, le élites trentine, relegate alla periferia, sempre più marginali rispetto ai centri del potere asburgico, nel corso dell’Ottocento accompagnarono la battaglia politica con una strategia culturale volta alla difesa dell’elemento nazionale, in rapporto con i fermenti risorgimentali. In questo clima di rivendicazione dell’italianità del Trentino si colloca anche la nascita dei Musei cittadini e territoriali; ma il nuovo secolo si apre, ancora una volta, all’insegna della pluralità delle esperienze, tra futurismo italiano e Mitteleuropa.

Alla salvaguardia di questo multiforme patrimonio d’arte e storia, la Provincia autonoma di Trento provvede attraverso la Soprintendenza per i Beni culturali; al Settore Beni storico-artistici, in particolare, competono anche le testimonianze materiali della cultura popolare, a ricomporre un mosaico di forme, significati, tecniche e saperi artigianali – in una parola, di civiltà – che ci sollecita ad una più ampia comprensione dell’evoluzione delle produzioni e del gusto.

Luoghi

Un patrimonio storico e artistico unico espressione dell’identità della città

Arte Sella: the contemporary Mountain. Da più di trent’anni rappresenta il luogo dove arte, musica, danza e altre espressioni della creatività umana si fondono, dando vita ad un dialogo unico tra l'ingegno dell’uomo e il mondo naturale.

Tre sezioni permanenti, gli spazi riservati alle mostre temporanee e il percorso-laboratorio INvento rivolto ai più piccoli 

L'unico museo fondato da un futurista - lo stesso Depero, nel 1957 - in base a un progetto dissacrante e profetico

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