Die Perle am Gardasee – Immagini del lago di Garda negli anni Venti

Due mostre e la continuazione del progetto "Der Blitz": il Mag riapre all'insegna del "paesaggio"

Riva - Die Perle am Gardasee, seconda metà anni '20, 35mm, 6' (fotogramma) [ coll. U. Torboli_III]

Lago di Garda, anni Venti. Un anonimo turista tedesco compie un viaggio sul Garda e ne riporta un delicato racconto in un breve film privato, che si fa, a quasi un secolo di distanza, documento storico. L’effetto che ne risulta dalla visione è di essere anche noi, oggi, protagonisti dello stesso viaggio. Il turista impreziosisce il suo racconto filmico con note bianco su nero, in pieno stile del cinema muto di quegli anni. Riva del Garda, Die Perle am Gardasee, è descritta con minuzia di particolari.

«Riva, una cittadina che conta circa 10.000 abitanti, situata al culmine nord-ovest del lago di Garda, è adagiata a ovest alla ruvida parete della Rocchetta, cosicché è protetta a nord da cime di alte montagne ed è esposta solo al vento del sud, denominato “Ora”, che spazza il lago da mezzogiorno fino a mezzanotte. In questo modo i venti mitigano il caldo eccessivo in estate, in inverno la proteggono da neve e ghiaccio.

Riva ha un porto piccolo ma molto vivace. La maggior parte degli edifici della città sono raggruppati intorno al porto e offrono con i loro portici un quadro interessante e singolare. Costruita in roccia nel 1850, la strada del Ponale conduce su gradini di pietra, passerelle e ponti fino alla cascata del Ponale.

A quattro chilometri da Riva, all'estremità nord-occidentale del Lago di Garda, si trova il villaggio di pescatori di Torbole.

La torre dell'orologio (Torre Apponale) che svetta nel porto è alta 35 metri, è stata costruita nel 1200 come torre di avvistamento. Le stradine strette, che proteggono dal sole bruciante, caratterizzano la parte vecchia della città. Piazza Carducci è decorata con piante e giardini e offre una visione ampia del Garda settentrionale.»

Nel filmato si scorge una Riva curata, affollata. Si intuisce il fermento della ricostruzione post-bellica, palese nello scavo che porterà, pochi anni dopo, alla costruzione dell’imponente Centrale del Ponale. Si scorgono le prime iniziative dell’epoca fascista che sarà, come la sfilata della banda che attraversa la piazza di Riva. Alcuni delicati passaggi fanno sorridere lo spettatore: la pericolosa verticale di un bambino su un parapetto, il bimbo che si mette in posa davanti alla fanfara per farsi riprendere. Torbole, descritta come «villaggio di pescatori», ci appare come un gruppo di case affacciate sul lago, con barche in costruzione e lavandaie al lavoro, interrotte dall’anonimo autore che fa notare loro la presenza di una macchina da presa.

Due elementi contribuiscono a ipotizzare la data di produzione del film: la presenza dell'Hotel Sole, restaurato da Giancarlo Maroni tra 1922 e 1925 e visibile in alcuni fotogrammi, e la presenza del grande scavo per l'edificazione della Centrale del Ponale, risalente al 1926.

Attorno al filmato abbiamo costruito un percorso narrativo attraverso una serie di fotocartoline della Ditta A. Pandini di G. De Lucia di Brescia. Attiva tra 1920 e 1935 (Scudiero, 1996), questa ditta produsse e diffuse numerose cartoline del Garda e del bresciano. Fotografi famosi, tra i quali lo stesso Silvio Pozzini di cui due immagini sono in mostra (rispettivamente la n. 634, Lago di Garda – Rocca di Manerba e la n. 167, Lago di Garda – Riva – Panorama), cedevano le proprie opere per la produzione di cartoline alla ditta Pandini.

Alcune di queste immagini hanno il sapore tipico della ricerca paesaggistica dei vedutisti ottocenteschi, degli stessi dipinti cui le prime fotografie di paesaggio si ispirarono. Altre, invece, rompono palesemente con questa tradizione, presentando scorci più contemporanei e talvolta inusuali: l’interno di un cortile, i tavolini di un ristorante, un piroscafo attraccato che fa scendere i passeggeri, la lingua di terra di Sirmione che si insinua verso il lago, completamente spoglia di edifici. Le immagini in mostra coprono un lasso di tempo che incornicia gli anni Venti partendo dalla fine del decennio precedente, quando la statua del “San Zoam”, posta nel cortile della Rocca e rivolta al lago a protezione degli abitanti, viene spostata. Gli anni Venti che questi scatti ci riportano sono caratterizzati dalla coesistenza di attività umane umili con grand hotel e vivaci sport sull'acqua. Si ripercorrono anche le grandi infrastrutture di cui il Garda si dota in questo decennio. La forte richiesta di collegare i centri gardesani tra loro e con l'entroterra trova risposta nell'agosto 1929, con l’apertura al transito della Gardesana orientale e due anni dopo, nel 1931, con il completamento e l’inaugurazione della Gardesana occidentale.

Layla Betti - curatrice della mostra

11/03/2016

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