I comuni trentini tra Otto e Novecento: dalla tradizione individualistica alle recenti fusioni

Un'occasione per riflettere sul mutare della configurazione istituzionale in Trentino: appuntamento giovedì 24 alle 17 presso l'Archivio provinciale di Trento

L'incontro è in programma giovedì 24 marzo alle 17 presso l'Archivio provinciale di Trento, in via Maestri del lavoro, 24. Interverranno Mauro Nequirito e Stefania Franzoi funzionari della Soprintendenza per i Beni culturali.

Le fusioni comunali che si stanno realizzando negli ultimi anni e che in questo inizio di 2016 hanno dato origine a ben 17 nuovi enti offrono l’occasione per riflettere sul mutare della configurazione istituzionale degli insediamenti abitativi del Trentino nel corso dell’Otto e del Novecento.

"In questi due secoli - spiega Nequirito - dagli ultimi anni di vita delle antiche comunità rurali (in crisi da molto prima, ma soppresse ufficialmente solo nel 1810) fino ai mutamenti radicali di cui è ora oggetto la mappa dei comuni trentini, l’alternanza tra la volontà di mantenersi frammentati, caratterizzata da un gran numero di enti, e le spinte aggregatrici ha costituito l’elemento portante delle trasformazioni subite dal Trentino al livello più basso dell’organizzazione territoriale. Agli estremi di questa forbice, risalta il forte scarto esistente in questi due secoli nel numero dei comuni (e, prima ancora, della antiche comunità-regole) durante le opposte congiunture politico-amministrative: dalle oltre 400 unità al centinaio o poco più.

Una differenza si coglie immediatamente fra i tre diversi processi di accorpamento subiti dai comuni trentini nel periodo considerato. I primi due furono causati da interventi coercitivi attuati dai governi di allora e generalmente furono osteggiati dalle popolazioni locali, mentre le unificazioni cui assistiamo in questi anni sono e debbono essere condivise dal basso.

Requisito essenziale per la creazione di un nuovo ente costituito dall’unione di due o più ex comuni autonomi è infatti il parere positivo espresso dai censiti di ciascun comune coinvolto nel processo di fusione. Non sempre le operazioni sono andate a buon fine, come ad esempio, a Lona-Lases la cui popolazione ha recentemente rifiutato l’unione con Albiano, mentre gli abitanti di quest’ultimo avevano in maggioranza espresso parere favorevole. Va sottolineato che le unioni di comuni negli ultimi tempi si susseguono in seguito anche a una serrata campagna di convincimento avente come punto di forza il risparmio nelle spese gestionali garantito dal concentramento delle risorse, argomentazione che non ha comunque trovato l’unanimità dei consensi

Il secolo che va dagli anni 1819-1820, quando entrò in vigore l’organizzazione austriaca dei comuni e questi tornarono ad aumentare a dismisura, e gli anni Venti del Novecento, quando l’amministrazione fascista provvide a ridurli nuovamente, presenta un andamento altalenante. I comuni trentini erano troppi e troppo indebitati per poter fruire realmente delle ampie possibilità di autogoverno economico loro attribuite dalla legge comunale del 1849 (quasi subito decaduta) e poi da quella del 1866. Neppure sotto l’Austria perciò mancarono gli incoraggiamenti alle unioni tra comuni, che furono seguiti da un buon numero di questi all’incirca all’inizio degli anni Cinquanta dell’Ottocento. Gli esiti furono tuttavia deludenti, poiché la gran parte delle fusioni allora raggiunte decadde entro il ventennio successivo.

Poco dopo la caduta del regime fascista in Trentino si inaugurò una nuova stagione di separazioni, che portò a un rinnovato innalzamento nel numero del numero dei comuni, benché non paragonabile a quello verificatosi negli anni Venti dell’Ottocento. Si giunge poi alle ultime vicende, da cui infatti prenderà lo spunto l’incontro del 24 marzo per trattare il tema in oggetto.

Fonti importanti per la ricostruzione dei movimenti qui velocemente riassunti sono le pubblicazioni di carattere statistico e soprattutto, in presenza di documentazione continuativa e probante le variazioni intervenute nel corso dei due secoli di esistenza dei comuni in Trentino, gli stessi archivi comunali. Il cosiddetto “albero dei soggetti produttori”, che nell’ambito del Sistema informativo degli archivi storici del Trentino (in sigla AST) restituisce in forma grafica l’evoluzione istituzionale degli enti, schematizza le vicende storiche che diffusamente vengono illustrate negli inventari d’archivio curati dall’Ufficio per i Beni archivistici, librari e Archivio provinciale (Soprintendenza per i Beni culturali). Questi dati, consultabili anche online all’indirizzo www.cultura.trentino.it/archivistorici, costituiscono dunque una fonte preziosa per ricostruire le vicende istituzionali di un determinato comune, le sue attestazioni come realtà comunitaria-regoliera nei tempi più antichi, il periodo della sua esistenza come comune a partire dall’Ottocento e l’eventuale suo andamento oscillante tra lo status di comune e quello di frazione tra XIX e XX secolo, fino ai tempi attuali".

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Mauro Nequirito - funzionario Soprintendenza per i Beni culturali

21/03/2016

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