Il sosia. Artisti e collezioni private

Lo specchio, il doppio:  la mostra presso la Galleria Civica di Trento esplora il fertile territorio dell'ambiguo.

[ Collezione privata]

C'é tanta solitudine in quell'oro./ La luna delle notti/ non é la luna che / il primo Abramo vide. 
I lunghi secoli dell'umano vegliare/ l'han colmata d'antico pianto./ Guardala. / È il tuo specchio (Jorge Luis Borges, C’è tanta solitudine)

Gli specchi, il doppio, rimandano allo sfaccettato tema dell’identità, meglio forse, delle identità di ognuno. Un argomento complesso e al contempo delicato, declinabile in tante sfumature, percorso dalla poesia al romanzo, dalla storia dell’arte alla psicologia, dalla filosofia alla psicanalisi.

E proprio con questo tema si confronta Il sosia. Artisti e collezioni private, la mostra a cura di Federico Mazzonelli che sarà inaugurata venerdì 29 maggio presso la Galleria Civica di Trento.

Otto artisti, Luca Coser, Michael Fliri, Eva Marisaldi, Marzia Migliora, Adrian Paci, Giacomo Raffaelli, Alice Ronchi, Luca Vitone ispirandosi alle collezioni del Mart, propongono una dialettica con opere, tra gli altri, di Giulio Paolini, Giorgio de Chirico, Medardo Rosso.

Con la descrizione del curatore, anticipiamo i contenuti delle sale in cui espongono i due artisti trentini Giacomo Raffaelli (Rovereto, 1988) e Luca Coser (Trento, 1965). 

"Il video di Raffaelli – spiega Mazzonelli - segna il passaggio dal piano terra al piano interrato, giocando sul fattore di una prospettiva rovesciata e sulla dinamica surreale che in esso viene messa in atto. È il tentativo, insieme straniante e sorprendente, compiuto dall’artista di percorrere una scala posta sott’acqua. Un semplice movimento di salita verticale diviene così un inabissarsi nell’oscurità dell’acqua, la velocità diviene lentezza, il limite fisico una possibilità di pensiero".  

Da Coser, invece, "la stanza è stata allestita come un luogo dove una serie di opere costruiscono un racconto per frammenti, una sequenza visiva e narrativa che si moltiplica per sottrazione. Nella Testa retica di Garbari come nel Bambino Ebreo di Medardo Rosso si scorge la medesima volontà di 'ritrarsi': Rosso in un disfacimento straordinariamente contemporaneo della materia, Garbari nel recupero solitario di una disperata matrice identitaria.  Luca Coser vi avvicina i suoi segni, le sue ombre: due piccoli volti coperti da una maschera, un colore, l’immagine ambigua di due corna di cervo che escono dal biancore di un cuscino - conclude Mazzonelli". 

redazione

26/05/2015

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