"Oltre il confine della tela. Fontana, Burri, Manzoni, Dadamaino, Bonalumi, Scheggi"

Il Mag di Riva del Garda propone una mostra, che riunisce alcuni tra i maggiori artisti storicizzati dell’arte contemporanea italiana

[ Mart, © Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Città di Castello]

Daniela Ferrari, curatrice della mostra, si sofferma sull'estetica di tre degli artisti approfonditi dall'esposizione del Mag, offrendoci questa visione: 

"Lucio Fontana, Alberto Burri e Piero Manzoni, in considerazione della radicalità della loro esperienza estetica, rappresentano, nel corso degli anni Cinquanta, l’avanguardia della riflessione artistica italiana e internazionale.

Le opere di Fontana e Burri si sviluppano in due diverse direzioni, antitetiche a un primo, superficiale sguardo, in realtà fortemente coese e interdipendenti: da un lato la poetica dello spazio, dall’altro quella della materia. Nei Concetti spaziali di Fontana vengono evocate due idee di spazio: uno spazio reale, concreto che si apre oltre i tagli e i buchi, dietro la sottile superficie della tela, e uno spazio inteso come dimensione cosmica, trascendente, che lo spettatore può solo intuire o immaginare, proprio al di là dei buchi e dei tagli sulla tela: quell’idea di spazio che Jole de Sanna definisce l’“attualizzazione dell’infinito”.

Fin dalla redazione del Manifiesto Blanco, era chiaro che nel pensiero di Fontana la sfida alla modernità si sarebbe giocata su un territorio diverso da quello tradizionale. I “Buchi” e i “Tagli” sono solo apparentemente simili o assimilabili all’idea di quadro: se pensiamo a certi Tagli racchiusi in antiche e preziose cornici dorate potremmo essere fuorviati, appunto, dalla sovrastruttura del bordo decorato.

Nell’opera di Burri, protagonista è la materia, esaltata attraverso l’utilizzo di materiali poveri di varia natura i quali, ricontestualizzati nella dimensione dell’opera d’arte, conservano e ricordano la loro storia passata di consunzione e poi di rinascita. Nelle sue opere, stratificate, complesse e sofisticate pur nella semplicità e povertà degli elementi compositivi selezionati (semplici sacchi di juta, legni bruciati, lamiere saldate e fogli di cellophane), Burri sa conferire sostanza a uno spazio, quello tutto interno dell’opera, fatto di strati e sovrapposizioni, neri profondi e opachi, rossi sgargianti e sontuosi, bianchi gessosi, e bagliori oro, evocando un’idea di spessore e profondità.

Il gesto, il pensiero, l’idea sono il nucleo attorno a cui ruotano le operazioni artistiche di Piero Manzoni. Nella sua breve parabola creativa l’artista ha prodotto oggetti ed ideato eventi spesso connotati da un piglio volutamente provocatorio e irriverente, proteso verso l’azzeramento linguistico della pratica artistica, rimpiazzata da procedimenti puramente concettuali, sia nell’atto di produzione dell’opera che nel momento della sua fruizione. Poeta del non-colore, l’artista realizza quadri monocromi che battezza Achrome: opere totalmente monocrome, di un bianco assoluto, di una purezza radicale realizzate con materiali di vario genere: gesso, caolino (un’argilla impiegata nell’industria della ceramica e della porcellana), fibra artificiale, cotone idrofilo, polistirolo. L’espressione L’espressione artistica viene percepita non solo come fatto visivo, ma soprattutto come concetto.

Le opere dirompenti di questi tre maestri, ora canonizzati dalla storia dell’arte italiana e internazionale, sortirono immediate reazioni di sconcerto, costernazione, rifiuto, irritazione, ilarità, derisione, nel pubblico comune, se escludiamo naturalmente la cerchia ristretta di letterati, critici, poeti, mercanti, collezionisti e storici dell’arte non appiattiti e supini al gusto conforme allora vigente".

Daniela Ferrari - curatrice della mostra

15/07/2015

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