“Per Via”: il racconto degli ambulanti del Tesino

Vi proponiamo una visita al museo di Pieve Tesino, per entrare nel racconto di chi “parte” e di chi “resta”: con le stampe nella “cassela“, i tesini hanno raggiunto Mosca, San Pietroburgo, Varsavia, Parigi

“Per Via”, il nome di un museo che fa diretto riferimento alla storia del Tesino, zona al confine con il Veneto in cui, a partire dalla metà del Seicento e fino alla conclusione della Seconda guerra mondiale, l’ambulantato ha costituito una componente essenziale dell’economia.

Diverse famiglie del Tesino, infatti, per quasi tre secoli si dedicano al commercio “per via”, in particolare di stampe per i Remondini, grandi editori di Bassano del Grappa. Alcuni tesini diventano poi essi stessi produttori, come accade a Giuseppe Daziaro che apre un negozio di prestigio a Mosca, espandendo il suo giro d’affari a San Pietroburgo, Varsavia, Parigi.

Grazie ad un accordo con la Fondazione De Gasperi, che si occupa della gestione culturale della struttura, i viaggi dei tesini sono raccontati all’interno di una struttura museale collocata a pochi passi dal Museo casa De Gasperi. La narrazione riguarda la storia di intere generazioni di famiglie, i luoghi che hanno raggiunto, le merci nel cui commercio si sono specializzate, via via mutate nel corso degli anni, di cui le stampe costituiscono la tipologia più significativa.  

Sono quattro i piani della struttura che, come spiega il responsabile culturale Nicola Sordo, istituiscono un dialogo “tra chi ‘parte’ e chi ‘resta’. Erano ambulanti stagionali che si spostavano a  piedi portando su una spalla la cassela, una cassetta di legno in cui erano racchiuse le merci che vendevano casa per casa o sulle piazze di borghi e città – spiega -. Vendendo stampe si diramarono in tutta l’Europa, dalla Spagna alla Russia, dall’Italia ai paesi nordici, per raggiungere poi le Americhe, l’Africa settentrionale e l’Asia. Tutto questo fino al secondo dopoguerra quando la figura dell’ambulante tesino scomparve progressivamente dal paesaggio di tanti paesi e città italiane e straniere. Ma molti già dalla fine del Settecento avevano aperto fiorenti negozi nelle principali città europee o avevano perfino avviato un’attività editoriale propria, di cui ci restano numerose testimonianze, e lo stesso avvenne più tardi per i mercanti di ottica, il che portò una ventata di prosperità anche in valle – conclude Sordo”.

Fotografie, oggetti, documenti, testimonianze, ricostruzioni di luoghi e personaggi e, naturalmente, le stampe: è questa l’offerta del museo che dedica i primi due piani alle storie di chi “parte”, con una sezione dedicata anche alle mostre temporanee. I due piani sotterranei, invece, narrano di chi “resta” con la ricostruzione dell’antica casa contadina, in particolare della cucina e delle abitudini della donna tesina. Le atmosfere vengono fatte rivivere  con i racconti e le attività degli abitanti di cent’anni fa che, attraverso i linguaggi multimediali,  guidano il visitatore a scoprire vicende personali e collettive di una società profondamente plasmata da una lunga storia di emigrazione.

redazione

21/04/2015

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