Quando tra i portici crescevano le betulle

Trento da salvare 1: il chiostro dell’antico convento degli Agostiniani

[ Sergio Perdomi, Chiostro del convento degli Agostiniani, portici ovest e sud, 1922-1935, lastra alla gelatina sali d’argento, cm 13 x 18. AFS, Fondo Perdomi]

Trento. Anni Venti-Trenta del Novecento. Sergio Perdomi riprende uno scorcio del chiostro dell’ex convento degli Agostiniani (detto anche di San Marco dall’intitolazione dell’adiacente chiesa), soppresso dai Francesi nel 1810. Nello spazio centrale, coltivato a prato, svettano tre betulle, piantate dagli Austriaci nella seconda metà dell’Ottocento, quando le celle dei frati e gli altri ambienti della vita comune del clero erano già stati adibiti ad “uffici dell’amministrazione distrettuale di Finanza” e a magazzini di tabacchi. Le colonne tuscaniche che reggono sette arcate per ogni lato, i pilastri d’angolo, i bancali in pietra, le volte a crociera ribassate e i pavimenti acciottolati degli ambulacri appaiono in buono stato di conservazione.

A 90 anni circa da quello scatto fotografico come si presenta questo arioso spazio architettonico?
In degrado: selciati sconnessi, intonaci scrostati, murature ammalorate. Un intervento di restauro risulta urgente, per restituire alla comunità questo luogo affascinante e poco noto della storia e della memoria, celebrato dal gesuita belga Daniel Papebroch in occasione della sua visita al complesso monastico avvenuta il 14 ottobre 1660.

SF


07/03/2017

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