Santa Maria Maggiore

Dalle terme romane alla chiesa del concilio: iniziamo un viaggio che ci conduce in uno dei luoghi sacri più densi di storia del Trentino

Trento, Museo Diocesano Tridentino, inv. 4034

[ Archivio Museo Diocesano Tridentino]

Fin dalla fondazione di Tridentum, l’area di Santa Maria Maggiore è sempre stata utilizzata per ospitare importanti edifici pubblici. Verso la fine del I seco­lo d.C. infatti viene edificato quello che, secondo i resti archeologici rinvenuti, è stato interpretato come l’impianto ter­male pubblico. Le terme sono un complesso di edifici molto importanti nella città romana, in funzione sia della cura del corpo, che luogo di incontro e di socializzazione.

Le tracce che restano sono solo quel­le dei tre lati di una grande vasca (natatio) , dei collettori idrici di adduzione e scarico delle acque per riempirla, di una seconda vasca più piccola che conserva an­cora un lacerto di rivestimento marmoreo parietale e allettamenti in malta imperme­abile (cocciopesto), e alcuni materiali che facevano parte dell’arredo degli ambienti. Si tratta di una grande quantità di tessere in pasta vitrea in sfumature che vanno dal blu, al verde, usate per i rivestimenti, ol­tre a frammenti marmorei, lastre, cornici architettoniche e alcuni elementi di statue che decoravano le nicchie. I frammenti di decorazione architettonica sono stati data­ti, su base stilistica, al II secolo d.C. e rea­lizzati con marmi pregiati: il Pavonazzetto (Marmor Phrygium) proveniente dalla Frigia, una regione dell’odierna Turchia; il Cipol­lino (Marmor Carystium) estratto dall’isola di Eubea, in Grecia; il Proconnesio (Marmor Proconnesium) dall’isola del Proconneso nel Mar di Marmara ed il nostrano marmo di Carrara (Lunense).

Marmi e mosaici sottolineano la pre­senza di un’architettura riccamente de­corata, anche da sculture, come sembra evidenziare una testina femminile in una varietà di marmo pario, raffigurante una divinità o una ninfa, priva del volto,ma realizzata con grande accuratezza, datata alla prima epoca imperiale (fig. 21). Gra­zie agli elementi di decorazione architet­tonica, si è potuto capire che l’impianto ha conosciuto una nuova monumentaliz­zazione intorno al II secolo d.C., quando tutto l’abitato è interessato da una cresci­ta urbanistica.

La vita delle terme pubbliche di Trento dura almeno fino alla fine del IV-V secolo d.C.; la vasca viene ripavimentata con la­stre in calcare, le canalette che fornivano l’alimentazione idrica vengono dismesse, e la piscina inserita in uno spazio aperto lastricato, nel quale è reimpiegata anche una base di altare funerario con bucrani e rosette della fine del I secolo a.C. (fig. 22), proveniente da una vicina necropoli. La sua funzione cambia radicalmente e prelude al definitivo abbandono dell’im­pianto, sul quale sorgerà la prima eccle­sia.

Alla metà del V secolo l’intera area è in abbandono; la vasca, spoliata del suo rivestimento, è interrata. Sul limite ovest, buche di palo, tracce di un focolare e re­sti di vasellame da cucina indicano la presenza di una capanna, che attesta la destinazione funzionale ad uso domestico del sito; da questo momento ha inizio lo smantellamento sistematico del comples­so termale.

Questa fase intermedia, che vede l’a­rea libera da edifici pubblici, ha durata piuttosto breve; molto presto la costru­zione dell’edificio religioso modificherà in maniera irreversibile l’assetto di questa zona della città.

Maria Teresa Guaitoli, Andrea Valmori

29/02/2016

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