Dov'è più profondo

Teatro

dov'è più profondo è uno spettacolo fatto di corporeità, suono e immagini, esito di un processo creativo in cui praticanti di forme canore e di oralità tradizionali dei territori ospitanti, sono stati invitati a condividere il proprio patrimonio musicale e culturale. Le loro voci sono state registrate, andando così ad implementare il repertorio di cori e di cantori spontanei ritrovabile in rari archivi e collezioni della Puglia, del Piemonte e della Valle d'Aosta.

In dov'è più profondo convivono narrazioni sovrapposte, canti spogliati da una provenienza unica e pensieri sulle identità e le tradizioni svincolati dall'ideale di purezza, per lasciare spazio all'im-perfezione della mescolanza. Vi sono tracce di persone presenti e passate, abitanti di luoghi distanti tra loro, accomunate dal tempo della fatica e del lavoro, della socialità e del rapporto con la natura e la Storia.

Apparteniamo a una società che non contempla quasi più spazi-tempo dedicati alla ritualità, se non in forme spesso condizionate da immaginari largamente appiattiti. La creazione coreografica convoca allora a sè la potenza del canto, come luogo di una possibile condivisione sensibile tra esseri umani, per analizzare e celebrare aspetti semplici e importanti del vivere-insieme.

«…uno spettacolo stratificato fatto di coreografie evocative, tappeti sonori a cura del producer Edoardo Sansonne e canti che fondono la tradizione walser con il dialetto cerignolano. – come ha scritto Valerio Veneruso su Artribune – Una performance scandita da più atti, tenuti insieme da un filo conduttore che scala vette altissime per raccontare della natura lenitiva del cantare…»

Tradizione, identità, comunità

I territori attraversati nel portare avanti il percorso creativo, sono le valli al nord del Piemonte e della Valle d'Aosta, abitate anche dalle comunità germanofone Walser. Come tante altre minoranze e marginalità culturali, anche geograficamente molto distanti tra loro, quella Walser affronta su piccola scale le sfide che la società contemporanea conosce su scala planetaria: le questioni relative all'integrazione, ai separatismi, alla conservazione del paesaggio e alla trasmissione dell'identità linguistica e tradizionale, anche arcaica in alcuni casi.

Tali fenomeni e tali problematiche sono strettamente legati ai concetti di comunità, identità e tradizione, tra le parole più spesso cristallizzate nell'immaginario delle destre che le usano come strumento di propaganda. A partire dalla consapevolezza che l'identità è una cosa mobile e dinamica, uno degli interrogativi che ha dato inizio al proçesso é: siamo disposti a trattare la Tradizione ovvero a (lasciar) trasformare questo elemento della nostra identità, perchè sia ancora e nuovamente in relazione con il mondo che ci circonda?

Un atto di invenzione è necessario perchè, dal dialogo con le fonti raccolte, nasca un materiale visivo e sonoro, in grado di comunicare con un pubblico che ha una storia urbana, diversa e lontana dai paesaggi attraversati: geografie (culturali) marginali e minoritarie. Maneggiare questa materia ricca, ambigua e stratificata significa confrontarsi con i concetti di appropriazione e disappropriazione, con il senso della tradizione e con l'atto di traduzione.

E l'atto di invenzione necessario perché questo discorso polifonico venga realizzato è dichiaratamente anti-filologico: nessun intento salvatore rispetto a delle partiture musicali per esempio, si tratta piuttosto di una fiamma che brucia all'ascolto di voci antiche imperfette e inafferrabili e alla vista di fotografie che vengono da lontano eppure sono in grado di farci sentire impotenti, all'atto di guardarle. Quindi mettiamo in piedi una sorta di gioco ontologico, giochiamo col DNA di queste tracce, di umani che ci hanno preceduto, impiegando tutta la delicatezza possibile
 

 

 

DOV'E' PIU' PROFONDO
Progetto, coreografia, scrittura vocale e performance Irene Russolillo
Creazione sonora e performance Edoardo Sansonne Kawabate
Assistenza drammaturgica e cura del progetto Irene Pipicelli
Disegno luci e direzione tecnica Valeria Foti
Costumi Vanessa Mantellassi
Fonti sonore Archivio Sonoro Cantar Storie di Domodossola a cura di Luca e Loris Bonavia
Fonti visive Walser Cultura e Archivio del BREL - Bureau Régional Ethnologie et Linguistique della Regione Valle d'Aosta
Il progetto è realizzato da Irene Russolillo con l'Associazione Culturale VAN
nell'ambito del Premio CROSS Award 2019 di Verbania
col sostegno di ORBITA Spellbound - centro nazionale di produzione della danza di Roma col sostegno in residenza di Teatro della Cittadella di Aosta, NCA Small Theatre di Yerevan, Teatro M. Spina di Castiglion Fiorentino / Kilowatt, Compagnia Virgilio Sieni e Fondazione
CR Firenze / Bando Abitante 2021 e il sostegno di ATCL - Associazione Teatrale fra i Comuni del Lazio con la collaborazione di Carrozzerie n.o.t di Roma e PARC - Performing Arts Research Center di Firenze col supporto di Ministero della Cultura e Regione Emilia Romagna

Costi

Biglietti disponibili su https://ticket.centrosantachiara.it/content  oppure presso le biglietterie del Centro S. Chiara.

Per maggiori informazioni visitare il sito www.centrosantachiara .it o chiamare il numero verde 800013952

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