Fenomeni migratori in Tirolo, Trentino e Alto Adige nell'età contemporanea

Intervento di Giorgio Mezzalira 

Incontri e convegni

Le migrazioni sono storia e storie degli spostamenti di fasce di popolazione – le più deboli – che seguono l’intensità, i ritmi e le direzioni del progressivo trasformarsi della società e della sua economia. Sono l’immagine di una società in movimento, i cui processi di cambiamento sono leggibili anche nelle regioni alpine, dove permane un dominante profilo di conservazione e stabilità.

Le migrazioni che interessano il Tirolo storico a cavallo del diciannovesimo e ventesimo secolo non sono un epifenomeno, ma appartengono a uno dei più rilevanti processi storici del periodo: le migrazioni nell’età dell’industrializzazione.

Fare luce sui riflessi di questi processi in una regione – il Tirolo – che resta al margine delle grandi trasformazioni di quel periodo, non significa forzare l’interpretazione storica, bensì considerare l’ampiezza delle dinamiche di riassetto dei baricentri di sviluppo territoriali e di una sempre maggiore interdipendenza tra nuovi poli di sviluppo e nuovi bacini di forza lavoro disponibile.

Tra gli aspetti interessanti dei fenomeni migratori, tanto quelli dell’età moderna quanto quelli dell’inizio del ventunesimo secolo, vi è quello di una mobilità che non contraddice né nega a priori i caratteri di stabilità e di conservazione propri del territorio e delle sue economie. Le migrazioni contadine stagionali dentro ai territori dell’impero così come quelle contemporanee dall’Est e dal Sud del mondo hanno contribuito, e contribuiscono, alla tenuta del sistema.

Le migrazioni hanno bisogno di essere lette dentro a una cartografia di grande scala e non consentono solo di cogliere la stretta relazione tra lo spostamento di fasce di popolazione e lo spostamento dei baricentri economici. Illustrano l’ampiezza e la profondità dei cambiamenti in atto. Ci dicono che posto occupiamo, come territorio, negli equilibri mutevoli dei processi in atto a livello nazionale, europeo e oggi globale. Esse sono anche l’immagine di una regione alpina che non è solo luogo di passaggio, ma anche una stazione di arrivi e partenze, andate e ritorni.
Le migrazioni sono un aspetto del movimento della popolazione che nel corso del Novecento ha assunto soprattutto per l’Alto Adige un’importanza decisiva. Ripercorrerne la storia e seguire le ricadute della forzata alterazione degli equilibri numerici tra le popolazioni conviventi in questa provincia, significa affrontare anche l’intreccio complesso di una questione sociale, che fa i conti con l’emergenza delle problematiche etniche. Tutte riflessioni che non hanno affatto perso la loro rilevanza.

Di queste vicende ne discute a Trento (“Sala degli Affreschi” della Biblioteca comunale, via Roma 55), Giorgio Mezzalira. L’incontro è organizzato dalla Biblioteca Archivio del CSSEO in collaborazione con la Fondazione Museo Storico del Trentino.

 
 
Giorgio Mezzalira, nato a Padova (1954), risiede a Bolzano dove insegna al Franziskanergymnasium. Ha studiato Storia contemporanea all’Università di Bologna; è socio fondatore del gruppo “Storia e regione/Geschichte und Region”, membro del comitato scientifico della rivista “Qualestoria”. Fa parte del Comitato di indirizzo della Fondazione Museo Storico del Trentino e del CdA della “Fondazione Alexander Langer Stiftung”.
Collabora con musei, istituti di ricerca e istituzioni pubbliche. È autore di numerose pubblicazioni sulla storia del Ventesimo secolo in ambito regionale (Tirolo, Alto Adige e Trentino). Ultima in ordine di tempo “La difesa dell’italianità. L’Ufficio zone di confine a Bolzano, Trento e Trieste (1945-1954)” (Il Mulino, 2015). È editorialista del “Corriere dell’Alto Adige” e del “Corriere del Trentino”.


organizzazione: Biblioteca Archivio del CSSEO, in collaborazione con la Fondazione Museo Storico del Trentino

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