#accaddeoggi: 3 febbraio 1991

Il PCI (Partito Comunista Italiano) deliberò il proprio scioglimento

Achille Occhetto, eletto segretario del PCI nel giugno 1988, sottolineò a più riprese l’esigenza di un “nuovo partito comunista”. Il 12 novembre 1989, intervenne, a Bologna, ad una manifestazione di ex partigiani e militanti comunisti della Sezione Bolognina, annunciando “grandi cambiamenti”. Fu la cosiddetta “svolta della Bolognina” nella quale Occhetto prese da solo la decisione di aprire un nuovo corso politico. Nel partito si accese una discussione, con un notevole dissenso in ampi settori della base e con l’opposizione convinta di dirigenti quali Pietro Ingrao, Alessandro Natta, Aldo Tortorella, Armando Cossutta. Per decidere sulla proposta di Occhetto fu indetto un Congresso straordinario nel marzo 1990, in cui si contrapposero tre mozioni. La prima, quella di Occhetto, che proponeva una nuova formazione politica democratica e riformatrice, aperta anche a componenti laiche e cattoliche, prese il maggior numero di consensi. In quello che fu l’ultimo Congresso, il XX, tenutosi a Rimini nel febbraio 1991, Occhetto lesse un discorso di 32 pagine in cui non citò mai Marx ma volle far capire che la filosofia marxista, che per molti rimaneva un punto fermo, andava edulcorata e messa al passo con i tempi, perché la storia stava andando da un’altra parte.

Il 3 febbraio 1991, ci fu la svolta epocale: il PCI deliberò il proprio scioglimento con 807 voti favorevoli, 75 contrari e 49 astenuti e la nascita del PDS (Partito Democratico della Sinistra).

Achille Occhetto e il Partito comunista italiano nelle biblioteche del Sistema bibliotecario trentino.

redazione
parte di: Accadde oggi ...

03/02/2020

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