#4. Percorsi trentini

Focus: la fotografia stereoscopica

Giovanni Battista Unterveger, “Duomo” [di Trento], 1875 ca., negativo su vetro al collodio, 13 x 17,5 cm [ @AFS, Soprintendenza per i beni culturali, Provincia autonoma di Trento]

Di applicazioni trentine del metodo calotipico non si hanno testimonianze materiali.
Le uniche notizie certe ci portano fuori provincia, sulle orme del protofotografo rivano Francesco Malacarne (1779-1855), ingegnere a Verona e a Venezia, che già nel primo decennio del secolo aveva ideato un sistema, da lui chiamato papirografia, per la duplicazione di immagini su carta attraverso l’uso di un’imprecisata sostanza fotosensibile. Venuto a conoscenza delle invenzioni di Daguerre e di Talbot, Malacarne si diede subito a nuovi esperimenti pionieristici; già all’inizio degli anni Quaranta ottenne la prima microfotografia di una zanzara su carta salata, mentre nel 1851 realizzò immagini, purtroppo non rintracciate, di un’eclissi di sole.

Ben documentati sono invece gli sviluppi legati alla diffusione della tecnica del collodio, che videro assoluto protagonista il primo fotografo stabile del territorio, Giovanni Battista Unterveger (1833-1912). La sua produzione si segnala soprattutto per la capillare documentazione del territorio e la conquista fotografica dell’alta montagna, che dopo il 1880 sarà agevolata dalla disponibilità delle nuove e più pratiche lastre alla gelatina. Le sue vedute erano distribuite in diversi formati, tra cui quello stereoscopico, allora largamente apprezzato per l’esperienza particolarmente vivida di visione che rinnovava la “magia” del medium fotografico.

 - 

Il primo atelier
Le vedute di G.B Unterveger

Dopo aver appreso il mestiere dal fotografo itinerante Ferdinand Brosy, in un avventuroso viaggio a sud e a nord delle Alpi, Giovanni Battista, nel 1854, aveva avviato con scarsi mezzi il primo stabilimento fotografico della città di Trento e del Trentino allora austriaco. Leggi di più

 -

La terza dimensione
Il successo della stereoscopia

Alla sua apparizione, la fotografia aveva destato interesse e meraviglia soprattutto per la possibilità di restituire immagini della realtà di inarrivabile precisione. Per completare l’illusione, mancavano soltanto il colore e la tridimensionalità. Leggi di più

 
Per approfondire

  • Floriano Menapace, Fotografia nel Trentino: 1839-1980, Reana del Rojale (UD) 1981
  • Giovanni Battista Unterveger: lastre al collodio: 1862-1880, catalogo della mostra a cura di Daniela Floris, Floriano Menapace, [Trento 1982]
  • Vedute del Trentino del socio G.B. Unterveger – fotografo, Trento 1992
  • Floriano Menapace, Storia documentaria della fotografia nelle città di Trento e Rovereto (1839-1915), in Una storia per immagini. La fotografia come bene culturale, catalogo della mostra a cura di Floriano Menapace (Trento, 1996), Trento 1996, pp. 23-51
  • Stefania Lucchetta, Lo sguardo obiettivo. Giovanni Battista Unterveger e l'illustrazione fotografica del territorio, Trento 2013
  • Anna Bedon, Italo Zannier, Francesco Malacarne pioniere della fotografia, San Severino Marche (MC) 2019
  • Katia Malatesta, Floriano Menapace,L’illustrazione fotografica del Trentino nei Cataloghi di Giovanni Battista Unterveger, in Un patrimonio da ordinare: i cataloghi a stampa dei fotografi, a cura di Pierangelo Cavanna e Francesca Mambelli, atti delle giornate di studio (Bologna, Fondazione Federico Zeri, 29-30 maggio 2018), Bologna 2019, pp. 173-193

Per una lettura formale delle vedute di Unterveger:

Katia Malatesta

17/04/2020

Powered by eZ Publish™ CMS Open Source Web Content Management. Copyright © 1999-2014 eZ Systems AS (except where otherwise noted). All rights reserved.