La collezione d’arte Wolkenstein

Una campagna di interventi pluriennale

Flavio Faganello, Collezione e archivio Wolkenstein in Castel Toblino con la contessa Anneliese Margareta Hässy, moglie di Karl Josef Wolkenstein Trotsburg, 1971, stampa fotografica [ @AFS, Soprintendenza per i beni culturali, Provincia autonoma di Trento]

La collezione d’arte Wolkenstein, appartenuta a una delle più importanti casate trentino-tirolesi e oggi di proprietà della Provincia autonoma di Trento, è costituita da una cospicua quadreria e da alcuni mobili di pregio.
Questa raccolta, dichiarata di particolare interesse storico artistico, fu acquistata, a più riprese, dai discendenti della nobile famiglia tra il 2006 e il 2009 e quindi affidata alle cure dell’Ufficio beni storico artistici della Soprintendenza per i beni culturali. Lo stato di conservazione molto problematico dei beni richiedeva infatti un urgente intervento di restauro, che fu attuato negli anni immediatamente successivi.

L’azione di salvaguardia si è concentrata sulla parte più consistente della raccolta, ossia la pinacoteca, composta da 125 opere fra ritratti, soggetti sacri, mitologici, di genere e vedute, databili tra l’inizio del XVII e la fine del XIX secolo. Grazie a una pluriennale campagna di interventi programmata e realizzata, senza soluzione di continuità, tra il 2011 e il 2016 con una spesa complessiva di 437.000 Euro, sono stati restaurati 79 dipinti, pari a oltre il 63% dell’intera quadreria.

I lavori, progettati e diretti da Elvio Mich con la collaborazione di Vito Mazzurana, Roberto Perini e Stefano Volpin, sono stati condotti dai restauratori Ileana Ianes, Roberto Marzadro, Roberto Perini, Angela Simonini, Enrica Vinante e dalla ditta Ocra restauri di Barbara Tomasoni e Cristina Gasperotti. Alcuni di questi interventi saranno illustrati in dettaglio in altre uscite di questa rubrica.

I criteri che di volta in volta hanno guidato la selezione delle opere da sottoporre a restauro sono stati determinati, anzitutto, dalla qualità e dal loro stato di degrado, senza tuttavia prescindere dall’esigenza di intervenire su gruppi omogenei come nel caso di coppie di ritratti eseguiti in pendant o dipinti facenti parti di cicli tematici e dunque inscindibili dal punto di vista storico-critico.

Proprio grazie alle lunghe e complesse operazioni di restauro e alla parallela attività di ricerca e valorizzazione svolta da una composita équipe di studiosi in occasione della mostra Tesori dal passato (2014), alla quale in questi giorni si rifà il percorso online sui beni acquisiti dalla Soprintendenza per l’incremento delle collezioni provinciali, è stato perciò possibile restituire un’identità e una attribuzione ad un numero considerevole di dipinti. Va precisato infatti che la maggior parte della quadreria era pervenuta senza indicazioni di paternità dei singoli dipinti, o con attribuzioni rivelatesi però errate a un esame più attento. Tra le personalità artistiche riportate in luce si possono ricordare i nomi di alcuni esponenti di rilievo della pittura italiana del Sei e del Settecento come Pietro e Marco LiberiCarlo e Francesco Nuvolone (si veda la scheda della rubrica Tesori dal passato, uno sguardo al futuro), Giuseppe Alberti, Matteo de’ Pitocchi, Alessandro Salucci, Stephan Kessler, Nicolò Dorigati e Domenico Zeni.

Per approfondire:

Tesori dal passato. Arte e storia in dieci anni di acquisizioni, a cura di L. Dal Prà, L. Giacomelli, Trento 2014

In particolare si rimanda al saggio di Elvio Mich, Pietro e Marco Liberi a Trento e l’esordio di Nicolò Dorigati, in Tesori dal passato cit., pp. 129-145

Saggio.pdf 1,09 MB

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Elvio Mich

08/05/2020

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