"Il recupero dei forti austrungarici trentini"

Uscito in questi giorni il volume della Soprintendenza per i beni culturali che ne racconta le fasi di restauro  

“Nei poco più di sessant’anni che precedettero la scintilla dell’attentato di Sarajevo, l’Impero austrungarico realizzò in territorio trentino quasi un centinaio di forti, che rappresentavano ben un quinto dell’intero patrimonio fortificatorio presente a difesa dei confini dell’immenso Impero, dal sud della Dalmazia alla Galizia. Un numero considerevole di interventi e –come testimoniano i resoconti economici dei cantieri rivisitati in questi anni dai tecnici della Soprintendenza in archivi disseminati fra Trento, Vienna e Roma- l’esborso di una spesa ragguardevole per l’Erario imperiale, a denotare l’importanza che era data a questo progetto, uno degli scenari più delicati dell’intero scacchiere europeo delle grandi monarchie, che da lì a poco sarebbe caduto in frantumi. Un crollo che assieme all’abbandono di queste massicce costruzioni, all’oblio della natura e all’incuria dei “recuperanti” segnò la fine di un’epoca, con un radicale cambiamento dei costumi e dell’evoluzione sociale.

Il grande sforzo culturale promosso in quest’ultimo decennio dalla Soprintendenza, conosciuto ormai da tutti come “Progetto Grande Guerra”, ha permesso il recupero fisico e sociale di un numero considerevole di forti trentini (…) Un impegno che, seppur ingente, non ha potuto e non ha inteso proporre l’impossibile recupero di tutto il patrimonio architettonico della Prima Guerra mondiale (comunque posto complessivamente ex-lege sotto tutela) cosa umanamente impossibile e culturalmente non corretta. Ma ha voluto piuttosto intervenire su alcuni brani significativi dell’ingente sforzo costruttivo dell’Impero austrungarico, che sapessero, attraverso il linguaggio della rivisitazione architettonica, far rivivere questo sofferto momento della storia trentina”.

Riflette in questi termini Sandro Flaim – dirigente della Soprintendenza peri i Beni culturali della Provincia autonoma di Trento -  nella Presentazione de Il recupero dei forti austrungarici trentini, il libro edito dalla stessa Soprintendenza che si pone quale ideale continuazione di quello realizzato nel 2008, con cui si presentava il “Progetto Grande Guerra” e si illustravano i progetti -allora in fase preliminare- per il restauro di alcuni importanti forti trentini. 

A sei anni di distanza, e in occasione del Centenario dello scoppio del Primo conflitto mondiale, si è voluto dare conto della realizzazione di quanto allora progettato e in generale dello stato di attuazione del progetto. Ne è nato un testo con contributi di storici, progettisti, direttori lavori, allestitori, funzionari della Soprintendenza.

Sfogliando il volume è possibile ripercorrere le diverse fasi di vita di questi complessi, dalla loro pianificazione e costruzione (ampiamente illustrate in un saggio di Nicola Fontana, che ne approfondisce gli aspetti cantieristici e di impatto sul territorio e sulla società), al loro abbandono, degrado e successivo restauro, senza tralasciare una puntuale riflessione sugli interrogativi che quest’ultima operazione pone a livello disciplinare, esposti da Alessandra Quendolo in un articolo che considera il recupero delle fortificazioni alla luce del più generale quadro della disciplina, con tutti i quesiti critici che ne derivano.

Non è infine trascurato il futuro destino di queste “macchine” architettoniche, oggetto di iniziative di valorizzazione che vogliono essere portatrici di messaggi e significati etici oltre che culturali, rendendo i forti innanzitutto testimoni di pace. In quest’ottica sono stati redatti i contributi sul "Progetto Grande Guerra" e sulla promozione culturale dei forti trentini.

Ma i veri protagonisti rimangono loro: la tagliata stradale di Cadine, i forti San Biagio, Pozzacchio, Dossaccio, Corno, Tenna, la batteria di Roncogno, i forti dell’alta valle di Sole e del Brione. Il loro restauro è raccontato dalla voce dei professionisti che ne hanno seguito la rinascita, dalle fasi di documentazione e progetto fino alle operazioni di cantiere. Un percorso fatto di bivi che imponevano scelte, talvolta decise, talvolta mediate. Un nuovo capitolo dunque della storia di queste fortificazioni. Ma non di certo l’ultimo.

locandina.pdf 6,41 MB
invito.pdf 14,34 MB
Morena Dallemule - curatrice del volume insieme a Sandro Flaim

17/03/2015