Il sistema fortificato trentino

Oggi il Trentino conserva una fra le più importanti concentrazioni di sistemi difensivi realizzati dall'Impero austro-ungarico. 

Il Trentino è sempre stato uno degli assi principali di comunicazione e transito fra l'Europa centrale e il bacino del Mediterraneo. Per questo, sin dalle epoche più antiche, il territorio è stato densamente fortificato. Fu però soprattutto a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, quando dopo le guerra di indipendenza il Trentino divenne territorio di confine fra Regno d'Italia e Impero austro-ungarico, che si intensificò la costruzione di opere a sbarramento delle possibili vie di accesso da sud.

Oggi il Trentino conserva una fra le più importanti concentrazioni di sistemi difensivi realizzati dall'Impero austro-ungarico. Nelle nostre valli si può infatti ripercorrere l'evoluzione delle fortificazioni fra '800 e '900. Questi forti fanno parte della Rete Trentino Grande Guerra   che promuove la collaborazione tra quanti coltivano la passione per la storia e la memoria di quelle vicende.

La perdita della Lombardia, annessa al Piemonte al termine della seconda guerra d’indipendenza nel 1859, spinse il Ministero della Guerra austriaco a far costruire fra il 1860 e il 1861 una serie di sbarramenti stradali lungo la nuova linea di frontiera: Gomagoi, Strino, Lardaro, Ampola, Riva del. Furono anche costruiti degli sbarramenti di “seconda linea”: Bus de Vela, Doss di Sponde e Rocchetta. Si trattava di tagliate stradali, con mura di cinta per fucilieri ed artiglierie in casamatta; il punto debole era rappresentato dalla copertura.

La necessità di trasformare il Tirolo meridionale in una grande fortezza venne avvertita subito dopo l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, nel 1866, e la conseguente perdita del sistema fortificato del Quadrilatero. Venne elaborato un ambizioso piano di fortificazione articolato su due linee: due piazzeforti centrali (Trento e Bressanone) e sbarramenti di fondovalle. Le risorse finanziarie erano però insufficienti e le idee sui punti da fortificare divergenti. Fra il 1867 e il 1871 Gli sforzi furono indirizzati alla fortificazione di Trento (sbarramento di Civezzano). Si tratta per lo più casematte in roccia.

Fra il 1877 e il 1884 i lavori ripresero con il rafforzamento della cinta fortificata di Trento e Riva del Garda. Si tratta di strutture semplici ("stile trentino”):  casematte realizzate sulla sommità di alture, con artiglierie all'aperto in barbetta.

Nel periodo successivo il Genio militare austriaco si occupò degli sbarramenti di fondovalle: furono rafforzate o integrate con la costruzione di nuovi forti le tagliate stradali degli anni '60 e furono costruiti nuovi sbarramenti in Valsugana (Tenna e Colle delle Benne), in val di Fiemme e Fassa (Paneveggio, Moena). Queste opere, denominate "forti in stile Vogl", furono realizzate fra il 1883 e il 1900. Si tratta di casematte su fronte inclinato, in calcestruzzo, con cupole corazzate girevoli e scudi a protezione delle artiglierie, dotati di elevatori, illuminazione e condotti di aerazione. Si rafforzò ulteriormente il fronte meridionale della fortezza di Trento.

Franz Conrad von Hötzendorf, Capo di Stato maggiore dell'esercito, sostenne la necessità di nuove fortificazioni di confine in grado di sostenere operazioni offensive in direzione della pianura veneta. Tra il 1907 e il 1914 rafforzò gli sbarramenti ottocenteschi delle valli occidentali con fortezze di moderna concezione (Tonale, Presanella, Pejo, Carriola, Garda, Tombio, Ponale) e promosse la costruzione di tre nuovi sbarramenti: verso sud, il gruppo Adige-Vallarsa; al centro il gruppo dei forti degli altipiani di Folgaria e Lavarone; ed infine a sud-est il gruppo bassa Valsugana. Si trattava di opere in calcestruzzo compresso.

Lo scoppio del primo conflitto mondiale impedì la piena realizzazione dei piani di Conrad – soltanto lo sbarramento di Folgaria e Lavarone fu portato a termine – e nel periodo della neutralità italiana l’esercito austro-ungarico provvide a completare le difese con la costruzione di una linea trincerata continua (Tiroler Widerstandslinie, linea di resistenza tirolese) e di un solido campo trincerato intorno a Trento.

Si trattava di una "blockhaus" ovvero di una caserma difensiva costruita in calcestruzzo, rinforzata da scudi verticali corazzati. Era armato con 2 cannoni da 8 cm a tiro rapido e 4 mitragliatrici per il combattimento ravvicinato.

Chiamato dagli austriaci "Batterie Brusaferro", si trova a quota 741 metri sul versante destro della Valsorda.

Scopo dell'opera era bloccare la direttrice proveniente dalla Valsugana attraverso Vigolo Vattaro o da Lavarone attraverso la Fricca agendo in coppia con il dirimpettaio forte Brusaferro. 

Posto a protezione di due direttrici stradali vitali: quella proveniente da sud (Rovereto) e quella proveniente da est (Valsorda–Passo della Fricca–Valsugana). 

Fu oggetto di pesanti cannoneggiamenti da parte delle artiglierie italiane, ma non venne mai conquistato. Dopo la Strafexpedition del 1916 rimase quale punto di collegamento ottico con il sistema degli altipiani. 

Realizzato fra il 1895 e il 1896 in località “ Prà della Pozza al Buso”, su uno sperone roccioso dominante la gola del Travignolo, è un classico esempio di Blockhaus. 

Il Forte faceva parte del primo gruppo di fortificazioni permanenti austriache a difesa delle vie di collegamento al capoluogo; assieme al Doss di Sponde componeva lo sbarramento del solco di Cadine.

Costruito a quota 1445 metri in località Malga Cherle, sull'Altopiano dei Fiorentini, a sbarramento dell’altopiano di Folgaria.

La batteria si trova a quota 350 metri in località Doss Ròcol, nel territorio catastale di Mattarello.

Il forte si trova poco sopra il paese omonimo, sulla sponda destra del fiume Adige, a sud di Trento. 

Forte Dossaccio doveva garantire il controllo del Passo del Valles e della valle del torrente Travignolo, nonchè un’eventuale penetrazione del nemico all’Alpe di Lusia.

Costituiva lo sbarramento della Valle di Terragnolo e Passo della Borcola

Posizionato in zona leggermente arretrata rispetto al ciglio del Monte Brione e seguendo l’andamento del terreno si “mimetizza” rendendosi quasi indistinguibile. 

Forte Larino è la principale di una terna di fortificazioni erette tra il 1860 e il 1862 a difesa della valle del Chiese da un eventuale attacco italiano. 

Nasce come opera corazzata intermedia equipaggiata con armamento leggero per combattimento ravvicinato

Prevedeva uno sbarramento a Nago volto ad impedire ogni possibile infiltrazione nella Valle dell’Adige attraverso la direttrice Nago–Passo San Giovanni–Mori–Rovereto

Posto sopra Valmorbia, nei pressi dell’abitato di Pozzacchio, nei documenti austriaci era chiamato "Valmorbia Werk" mentre in quelli italiani "Forte di Pozzacchio". 

Sorgeva sulle pendici monte Celva, poco sopra il passo Cimirlo

Si trova a sud dell’abitato di Villazzano sulla cima del colle che domina sia la strada per la Valsorda 

Chiamato anche forte Someda, forte Moena, appartiene allo sbarramento di Moena.

Si trattava di un'opera posta a controllo di Passo Coe e del Pianoro di Malga Melegna. 

Forte Strino prende nome dal nome del Rio che lo lambisce, si trova vicino a Vermiglio in Val di Sole, a quota 1400 metri

Assieme al forte San Biagio, situato di fronte chiudeva a tenaglia la Valsugana all’altezza di Levico. 

La tagliata era costituita da una serie di appostamenti difensivi che partendo da quota 170 metri giungevano sino al livello del lago

Posto sul monte omonimo, alle spalle della città di Riva, a quota 750, il forte disponeva dei più moderni ritrovati tecnici e tecnologici del tempo.

Realizzato con il compito di sbarrare la val di Sole assieme a forte Presanella, costruito sul versante opposto della valle.

Venne costruita tra la batteria Nord (forte Sant’Alessandro) e forte Garda

Venne costruito in riva al lago con la duplice funzione di tagliata e di batteria costiera.

Costruita in pietra calcarea squadrata, fu rimodernata nel 1914, divenne polveriera e infine dismessa dal Demanio Militare Italiano.

Posto in cima all'omonimo colle che domina il Lago di Levico, si trova a circa 2 km dal centro di Levico Terme. Chiamato anche Forte di San Biagio, fu costruito dagli austroungarici tra il 1880 e il 1882

Era uno dei forti austriaci più potenti e attrezzati dell’intero fronte e per la sua imponenza venne soprannominato “Padreterno” dai soldati italiani.