Bombino

Musica

Bombino, al secolo Goumar Almoctar, acclamato chitarrista e cantautore nigerino di etnia tuareg che ha collaborato con artisti della levatura di Stevie Wonder, Keith Richards, Robert Plant, Dave Longstreth, Dan Auerbach e, in Italia, Jovanotti, è giovedì 6 luglio al castello di Arco per l'unica tappa del nord Italia del suo tour «Desert Blues». Il concerto, nel prato della Lizza con inizio alle ore 21, apre l'edizione 2023 de «Il castello delle meraviglie», il cartellone di eventi e iniziative che si svolgono al castello di Arco in luglio e agosto.

Il suono del deserto del Sahara incontra il rock di Nashville: elettrizzanti groove desert blues che racchiudono lo spirito della resistenza e della ribellione. Stella del desert blues, Bombino è nato e cresciuto ad Agadez nella tribù dei tuareg Ifoghas, che lotta da secoli contro il colonialismo e l’imposizione dell’Islam più severo. Costretto a fuggire più volte con la sua famiglia, durante una visita i parenti dimenticano una chitarra che il piccolo Bombino tiene per sé, iniziando ad esercitarsi. Diventa allievo del celebre chitarrista tuareg Haia Bebe e poco dopo entra a far parte della sua band, acquisendo il soprannome di Bombino, una storpiatura dell’italiano “bambino”. Inizia ad appassionarsi a Jimi Hendrix e Mark Knopfler, di cui studia le tecniche durante i pascoli tra Algeria e Libia. Tornato in Niger Bombino intraprende la carriera di musicista a tempo pieno ed il suo talento non passa inosservato. Nel 2009 un incontro casuale con il regista Ron Wyman cambia il suo destino. Ma è solo un anno dopo che Wyman riesce a rintracciare Bombino, nel frattempo costretto a fuggire in Burkina Faso, in seguito all’assassinio di due membri della sua band durante una rivolta. Wyman dedica gran parte del suo documentario sulle tribù tuareg a Bombino e diventa produttore di Agadez; l’esordio solista su disco (il primo album risale al 2009, Group Bombino, Guitars from Agadez, vol. 2). Nel frattempo la fama del giovane talento cresce in tutto il mondo e lui suona nei più importanti festival musicali, con collaborazioni prestigiose, tra cui quella con Keith Richards. Dan Auerbach (The Black Keys) incontra Bombino e ne rimane folgorato, decidendo così di produrre Nomad, il terzo disco uscito in tutto il mondo ad aprile 2013 su etichetta Nonesuch/Warner. Registrato nello studio di Auerbach a Nashville, Nomad è l’incontro del desert-rock con il blues, suonato dalle abili mani di Bombino ed arricchito dalla sua voce intensa e vigorosa.

Le sonorità di Bombino ricordano quelle dei tinariwen, vicini suonatori del deserto, ma le sue melodie elettrizzanti, che racchiudono lo spirito della resistenza e della ribellione, trasudano un groove irresistibile. Una versione del blues densa e magmatica, a cui si aggiunge la particolarità di svincolarsi dalla classica metrica basata sul “call and response” tra cantante solista e coro (solitamente femminile) rimpiazzando quest’ultimo con le digressioni melodiche della chitarra. Compositore e chitarrista desert-rock, Bombino si rifà alle sonorità tipiche degli anni 60-70, da Jimi Hendrix a Jimmy Page, inserendole in un contesto rock-blues di matrice americana arricchito da vocalismi in tamasheq, la lingua tuareg. In Italia il sound di Bombino ha conquistato tutti, da Fabio Fazio che lo ha voluto ospite a "Che tempo che fa" a Jovanotti che, affascinato dalla sua storia, lo ha coinvolto nella produzione del suo ultimo album “Si alza il vento”, frutto della collaborazione tra l’artista toscano e il chitarrista tuareg. Un concerto in cui condividere la freschezza del rock e il suo profondo desiderio di pace e libertà.

Il suo terzo album, "Azel", è stato registrato a Woodstock a ottobre 2015 ed è uscito all’inizio di aprile 2016 per l’etichetta americana Partisan Records. I fan di Bombino e della musica tuareg in generale, noteranno diverse innovazioni nei brani di questo disco. La prima è l’introduzione di un nuovo stile di cui Bombino è pioniere e che lui chiama affettuosamente “Tuareggae”, un’unione tra il blues/rock tuareg con lo stile reggae one drop. Un’altra è l’utilizzo per la prima volta di armonie vocali occidentali all’interno di brani di musica tuareg, che danno alle canzoni nuova intensità. Infine la sua band risulta più energica e unita che mai. Pubblicato dalla Partisan Records il 18 maggio scorso e prodotto dal suo manager storico Eric Herman, "Deran", tradotto come "migliori auguri", è l’album di Bombino più diretto e coinvolgente, e porta con sé un messaggio di speranza e augurio ad un mondo che sta vivendo un periodo di grande dolore e tumulto.

Scritto e cantato interamente nella lingua madre di Bombino, tamasheq, "Deran" è stato registrato in dieci giorni a Casablanca, nello studio del re marocchino Mohammed VI. Si tratta del primo album di Bombino fatto in Africa, da quasi dieci anni. Bombino ha affermato “l’obiettivo di questo album è sempre stato quello di avvicinarmi all’Africa.” I dieci brani mostrano la grande capacità di Bombino di lavorare diversi generi, dal folk, al rock, passando per il blues e il funk e naturalmente il sottogenere “tuareggae”, di cui è pioniere e precursore. Anche grazie al coinvolgimento profondo della sua band negli arrangiamenti e nelle decisioni creative (con Youba Dia al basso, Illias Mohamed alla chitarra ritmica, Corey Wilhelm alla batteria e Mohamed Araki Eltayeb alle tastiere), "Deran" è sicuramente l’album più maturo e completo della sua carriera fino a oggi.

Costi

Il biglietto, del costo di 10 euro, si acquista all'indirizzo https://www.trentinospettacoli.it/eventi/bombino-desert-blues