L'impronta del Fascismo sulla città di Bolzano

Nell'ambito del ciclo di incontri “Il Trentino-Alto Adige nel periodo 1922-1943”, incontro-dibattito con Giorgio Mezzalira 

Incontri e convegni , Convegno

con Giorgio Mezzalira

introduce Fernando Orlandi

Seguire le trasformazioni della città di Bolzano tra otto e novecento, considerarne lo sviluppo e le sue architetture, esaminare come si è plasmato il suo volto urbano, significa entrare nel vivo dei processi che hanno contraddistinto l’intera storia dell’Alto Adige. Il capoluogo è il palcoscenico ideale per osservare dualismi e contrasti, che sono stati una costante delle dinamiche politiche, economiche e sociali a partire soprattutto dalla forzata politica di snazionalizzazione portata avanti dal regime fascista. L’italianizzazione della provincia di Bolzano voluta da Mussolini ha provocato profondi cambiamenti e cesure ancora in parte visibili sul territorio. Un pesante lascito che si sintetizza nel gioco degli opposti: Heimat/le radici imposte dell’italianità, ruralismo tedesco/urbanità italiana, blocco agrario conservatore/blocco industriale, il maso/la casa operaia degli anni Trenta, la Bolzano liberale e borghese di Perathoner cresciuta come “südlichste deutsche Stadt” alla “grande Bolzano” moderna ed industriale dei 100.000 abitanti cresciuta durante il fascismo come la “più settentrionale città italiana”.
La frattura che si è determinata nel periodo tra le due guerre e che ha segnato la fase di accentuata “modernizzazione”, ha imposto differentemente da altrove modificazioni anche di tipo “etnico” oltre che sociale.

La realtà cittadina, fino agli anni Venti, risultava integrata e manteneva, sia economicamente che culturalmente, legami con il mondo rurale circostante. Altro il quadro che si è delineato con la penetrazione fascista. L’edificazione della “nuova Bolzano”, assurta a simbolo della riconquista di un suolo italiano, ha consumato il suo primo atto di fondazione in un’operazione di trapianto di radici storiche, politiche e culturali, di cui è diventato depositario ed ispiratore un nuovo ceto medio che ha occupato progressivamente i posti centrali dell’amministrazione e del governo della città. Funzionari, impiegati, militari, professionisti, artisti, e solo in un secondo tempo la massa degli operai italiani immigrati, hanno costituito l’ossatura di un impianto sociale che si è incuneato nella realtà urbana, configurandola nel suo sviluppo come espressione forte del trionfo fascista, dello spirito dell’italianità e della modernità. La Bolzano degli anni Trenta con i suoi nuovi “quadri urbani” allineati a ventaglio sul Monumento alla Vittoria e con i suoi periferici quartieri operai, voleva essere la trasposizione ideale di tale disegno.
Nel secondo dopoguerra Roma e gli altoatesini hanno continuato a guardare al capoluogo altoatesino come presidio dell’italianità, mentre per una buona parte dei sudtirolesi la città italiana e industriale voluta dal fascismo rimaneva un “corpo estraneo”, una realtà contrapposta al resto del territorio provinciale.

Per i docenti della scuola trentina, questo ciclo di incontri è riconosciuto quale corso di aggiornamento. Gli interessati possono richiedere il modulo di iscrizione inviando una mail a: info@ba-csseo.org


organizzazione: Archivio Biblioteca del CSSEO - Fondazione Museo Storico del Trentino